Una contraddizione di termini e di linguaggi anima il gesto di Nello, l’uomo di Sant’Antonio Abate in provincia di Napoli che a quarant’anni ha scelto di sposarsi da solo. La contraddizione di termini sta in quell’amare se stessi che Nello proclama come il vertice dell’umanità, di ogni persona. Le parole sono sicuramente eloquenti e molto vere, ma l’amore di cui parla Nello è il vertice di una parabola che ci spinge a credere che il problema odierno stia nel fatto che ciascuno possa sposare chi vuole. Non è questo il problema e Nello lo testimonia. La questione vera del nostro tempo è che sempre di più le persone sposano la propria idea di amore, il proprio capriccio, il proprio pensiero. Non abbracciano un Altro, ma sposano sé.  



La contraddizione di linguaggi che Nello fa emergere è che sposare sé, accogliere ed avere amore a sé, è necessario e fondamentale. Ma lo scopo di tale accoglienza non è una soddisfazione del proprio ego accompagnata da una sessualità ridotta a “masturbazione assistita”, bensì l’apertura più profonda ad accogliere un altro nella nostra vita.



Io non mi sento di recriminare o di condannare Nello. Lui ha fatto quello che tanti fanno nei matrimoni tradizionali o nelle unioni civili. Sposano un loro capriccio. Non sposano davvero se stessi, altrimenti si ritroverebbero giorno dopo giorno più poveri e più mendicanti dell’infinito mistero dell’Amore. Ed è questo che oggi forse manca di più: la concezione del matrimonio come di una strada, di una “via” e non di una meta per i propri desideri. Abbiamo tante domande, tante attese, tanti sogni. Ma finché non si incamminano in una strada segnata dalla Presenza di un Altro, dalla fedeltà e dall’apertura alla vita, tutte queste cose resteranno solo desideri interrotti, attimi di piacere e di auto-soddisfazione condannati a essere schiavi della pena più grande. Quella di un’oscura solitudine che non è interrotta da nessun volto, da nessuna Grazia che renda il volto dell’altro “strada per la Vita”.

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