Si diffonde a macchia d’olio la mania del Blue Whale, il cosiddetto “gioco del suicidio” che dopo essere nato in Russia sta adesso prendendo piede anche tra gli adolescenti italiano. Secondo quanto riferisce il Corriere dell’Umbria, anche dieci ragazzini delle province di Perugia e Terni, sarebbero stati protagonisti nelle ultime settimane di alcuni tentati di suicidio che gli inquirenti della polizia postale sono propensi ad apparentare con il Blue Whale. Nello specifico a Gubbio un ragazzino è stato salvato dagli amici, che lo hanno subito sconsigliato dal continuare quella che l’adolescente ha poi definito in caserma come una prova iniziata “per curiosità”. Un intervento, quello degli amici del ragazzino, quanto mai tempestivo e in linea con le direttive fornite dalla Polizia Postale, che ha invitato gli stessi adolescenti a denunciare eventuali anomalie nei comportamenti degli amici. (agg. di Dario D’Angelo)



Il Blue Whale resta purtroppo una spiacevole realtà, al netto di una pandemia scatenata che fa il paio in termini di fake news alla rapida velocità con sui si diffonde tra i ragazzi: il “fenomeno” Blue Whale è qualcosa di molto serio e per questo motivo lo sforzo delle autorità qui in Italia è quello di innanzitutto distinguere tra casi veri e casi falsi e in secondo luogo intervenire ripescando ad aiutare davvero chiunque vi sia avvicinato rimanendone coinvolto pesantemente. Come riporta il Messaggero, sono già 250 le segnalazioni e gli interventi raccolti in pochi giorni dalla chat #fermiamolabalena. È nato tutto dalla collaborazione tra la Casa pediatrica dell’Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano, l’Osservatorio nazionale adolescenza e l’associazione Pepita Onlus: quest’oggi al Fatebenefratelli di Milano si è fatto il punto sul tema anche più allargato del cyberbullismo, mostrando il nuovo numero per tutti gli Sos (anche via chat WhatsApp): 3482574166. «È importante informare – premette – ma certe notizie hanno contribuito a diffondere un allarme che ha già prodotto 250 interventi e segnalazioni alla chat #fermiamolabalena attivata in questi giorni. La corretta informazione sul caso Blue Whale non deve diventare mania», ha spiegato Ivano Zoppi, presidente di Pepita Onlus. (agg. di Niccolò Magnani)



-Continua a fare proseliti anche in Italia, purtroppo, il Blue Whale. A cadere nella trappola della “Balena Blu” è stato questa volta un dodicenne straniero del miranese, frequentante la scuola media del comprensorio. Il ragazzino, secondo quanto riportato da Il Gazzettino di Venezia-Mestre, è stato segnalato per la sua condotta sospetta ai Servizi Sociali del Comune di Mirano. Ma cosa c’era che non andava in questo bambino? A far scattare l’allarme era stato l’Istituto scolastico, dopo che alcuni suoi compagni di classe avevano riferito dei preoccupanti racconti del 12enne, che sosteneva di essersi auto-inferto diverse ferite su parti del corpo non visibili per non destare sospetto nei genitori. Un comportamento conforme ad una delle 50 regole del Blue Whale, che impone ai suoi adepti di procurarsi sul corpo delle ferite poco profonde prima di arrivare al suicidio. Il bambino pare fosse già arrivato alla decima delle 50 prove complessive del “programma di morte”. (agg. di Dario D’Angelo)



La moda del Blue Whale, il gioco del suicidio che sta prendendo piede tra milioni di adolescenti in tutto il mondo, tocca anche l’Italia. Un 19enne russo residente a Cavaglià, in provincia di Biella, è infatti indagato con il capo d’accusa di istigazione al suicidio. Secondo quanto riportato da La Stampa, il giovane in un primo momento aveva utilizzato il suo profilo Facebook per seminare diversi indizi che confermavano la sua adesione al Blue Whale: non ultimo un messaggio in cui scriveva, “La mia vita finisce qui, #F57”, citando l’hashtag che è diventato il simbolo di questo gioco. Quando l’allarme era definitivamente scattato, i carabinieri si sono messi sulle sue tracce su ordine della magistratura, che aveva dato mandato di sequestrare al ragazzo il computer e tutto il materiale informatico per verificare l’eventuale coinvolgimento nella rete del Blue Whale del 19enne.

Peccato però che una volta recatisi nella residenza del ragazzo, gli inquirenti abbiano trovato la casa vuota. Mentre le ricerche proseguivano senza passi avanti, il giovane ha inviato un messaggio ad un amica:”50esimo giorno, vai su un palazzo e buttati”. La ragazza lo ha così telefonato, scoprendo che l’amico si trovava a Vercelli. Mentre temporeggiava al telefono per non far chiudere la comunicazione, la ragazza è riuscita ad avvisare la Questura e gli agenti di Vercelli lo hanno bloccato. Non è ancora possibile, ad oggi, essere certi che il 19enne russo di Cavaglià sia realmente un istigatore appartenente alle menti diaboliche che hanno ideato e diffuso il Blue Whale. Lo ha confermato il sostituto procuratore Mariaserena Iozzo chiarendo “che allo stato attuale dell’inchiesta vi sia la certezza di un suo coinvolgimento in quello che tutti conoscono come Blue Whale, anche perché, se ne fossimo sicuri, essendo maggiorenne sarebbe già finito in carcere”.