Svolta nel giallo di Maria Concetta Velardi, la 59enne e vedova di Catania uccisa il 7 gennaio 2014 nel cimitero della città siciliana. Nelle passate ore, infatti, è stato arrestato il figlio Angelo Fabio Matà, sottufficiale della Marina militare, già indagato in passato ma ora incastrato definitivamente dalle prove biologiche rilevate nel luogo del delitto. A darne notizia è il portale NuovoSud.it che rivela come si siano rivelate utilissime le indagini condotte dalla Scientifica su tutte le tracce di Dna rivelate nel cimitero di Catania. Il movente del delitto della madre sarebbe da rintracciare in gravi dissidi familiari. La 59enne Maria Concetta Velardi, fu rinvenuta senza vita a pochi metri dalla cappella di famiglia, con la testa fracassata da un grosso masso di pietra lavica e proprio il figlio Angelo Fabio Matà denunciò il ritrovamento. L’uomo aveva dichiarato agli inquirenti di aver tentato di soccorrere la madre, di aver toccato il masso sporcandosi le mano con il sangue e poi di aver chiesto aiuto al custode del cimitero prima di allertare la polizia. Sin dall’inizio fu esclusa dagli inquirenti la tesi della rapina dagli esiti drammatici poiché la collana e un bracciale della vittima furono rinvenuti sul luogo del delitto. Il figlio della vittima finì sin da subito nel mirino degli investigatori insieme ad altre persone che però uscirono definitivamente dall’inchiesta. Si trattava di due spasimanti della 59enne e di una coppia di romeni che era solita frequentare il cimitero dove la donna si recava tutti i giorni a far visita alle tombe del marito e del figlio.
Secondo il figlio Angelo Fabio Matà, il quale si è sempre definito estraneo al delitto della madre, dietro l’omicidio ci sarebbe stata la mano di due persone, un uomo ed una donna. A tal fine aveva chiesto (ma non ottenuto) la riesumazione della salma al fine di far analizzare le ferite sulla schiena della madre, secondo lui compatibili con unghiate. In realtà, come confermato dagli inquirenti, Maria Concetta Velardi fu assassinata brutalmente dal figlio per alcuni rancori legati alla scelta della fidanzata e che la 59enne non condivideva. Il figlio, dunque, vedeva nella donna un ostacolo alla realizzazione dei suoi progetti di vita privata e per questo avrebbe deciso di eliminare per sempre la madre. Per le forze dell’ordine, dunque, si andrebbe a chiudere il cerchio attorno al delitto Velardi. Ad incastrare definitivamente il figlio alle sue responsabilità, oltre alle tracce biologiche (il suo Dna sotto le unghie della mano destra della vittima e tracce di sangue della donna sulla maniglia dello sportello dell’auto di Matà) ci sarebbero anche gli accertamenti sui suoi spostamenti emersi dall’analisi delle celle telefoniche.