Il delitto di Osimo nel quale ha perso la vita il veterinario 53enne Olindo Pinciaroli, è ancora caratterizzato da numerosi lati oscuri. In carcere con l’accusa di omicidio è finito il suo giovane collaboratore 23enne, Valerio Andreucci. Il ragazzo non avrebbe ancora confessato il delitto, avvenuto il 21 maggio scorso mentre erano entrambi a bordo dell’ambulanza veterinaria, ma gli indizi contro di lui sarebbero molteplici. Da tutta una serie di sms compromettenti fino ad un selfie, rinvenuto nel suo cellulare e che lo immortalerebbe insieme all’arma del delitto, un grosso coltello la cui lama sarebbe lunga almeno 20 centimetri. La medesima arma fu poi rinvenuta dagli inquirenti, un centinaio di metri più in là del cadavere di Valerio Andreucci. A rivelare l’inquietante presenza sullo smartphone dell’indagato è il sito GQItalia.it, che evidenzia come sia ancora evidente l’assenza di un vero e proprio movente dietro il delitto di Osimo.
Quello consumatosi domenica 21 maggio, è un delitto violento. Olindo Pinciaroli, stimato veterinario di Montelupone lascia la moglie Patrizia e la loro figlioletta di appena 4 anni. Sull’ambulanza veterinaria in cui è stato trovato cadavere il 53enne, sarebbe dovuto esserci anche il 23enne, fantino e giovane collaboratore di Olindo. Ed invece non fu così: il ragazzo dopo il delitto si sarebbe dato alla fuga per poi essere intercettato poco dopo, con vistose ferite a gambe e mani. In un primo interrogatorio al cospetto del pm, ancora sotto choc rivelò di essere stati affiancati da un’auto con a bordo 4 persone e di essere poi stati aggrediti. Alla base si ipotizza una rapina, ma poi le cose mutano a causa delle contraddizioni del giovane per il quale viene stabilito il fermo, non convalidato dal gip. Tuttavia, lo stesso giudice per le indagini preliminari convaliderà la misura di custodia cautelare in carcere a causa dei gravi indizi di colpevolezza a suo carico e per il rischio di reiterazione del reato. Il motivo del gesto, tuttavia, sarebbe ad oggi ancora ignoto.