Attorno al caso di Fortuna Loffredo, la bambina uccisa dopo essere stata scaraventata dall’ottavo piano del palazzo nel quale viveva, al Parco Verde di Caivano, si va ora ad aggiungere un altro giallo. Il giudice che si sta occupando del caso, nell’ambito del processo a carico di Raimondo Caputo, sarebbe stato vittima (per la seconda volta) di minacce. E’ quanto rivela Il Mattino che parla di un plico spedito in Tribunale e diretto proprio ad Alfonso Barbarano, il presidente della quinta Corte d’Assise che da un anno è impegnato nel dibattimento sulla morte di Fortuna Loffredo. Gli inquirenti sarebbero rimasti alquanto impressionati dal contenuto della busta: due bossoli ed un foglio contenente una chiara minaccia messa nero su bianco: “Queste pallottole sono per te e per altri”. Un esplicito riferimento al processo sulla morte della piccola di Caivano. Le pallottole sono ora al vaglio della Scientifica al fine di individuare possibili impronte o tracce lasciate dall’autore delle minacce. Il giudice impegnato nel caso di Fortuna Loffredo già mesi fa era stato oggetto di nuove intimidazioni sempre giunte via lettera anonima. L’indagine per minacce, condotta a Napoli, è destinata a passare in mano alla procura di Roma, titolare dei fascicoli che vedono coinvolti i magistrati della corte d’Appello partenopea. Il caso è di per sé delicato in quanto vede protagonista una bambina di appena sei anni, vittima di violenze sessuali ancor prima del tragico delitto.



Come sappiamo, Raimondo Caputo detto Titò è indagato ed attualmente a processo con le accuse di omicidio e violenza sessuale, insieme all’ex compagna Marianna Fabozzi (da quest’ultimo accusata del delitto della piccola Chicca), che dovrà rispondere di concorso in violenza sessuale a carico delle sue tre figlie. La donna risulta indagata anche in un secondo filone di indagine per il delitto del figlio Antonio Giglio, anche lui scaraventato dai piani alti del medesimo palazzo divenuto teatro della morte di Fortuna Loffredo, in circostanze molto simili ed a distanza di un anno. Tornando al caso delle minacce a carico del giudice, non si esclude che dietro la busta contenente i due bossoli ci sia la mano di un mitomane, ma gli inquirenti starebbero indagando anche su un’altra pista: è possibile che l’intento sia stato quello di intimidire per intorbidire le acque e rendere meno sereno possibile il lavoro delle parti nell’ambito del processo di primo grado. Il dubbio inquietante è che sullo sfondo possa esserci un gruppo di pedofili che punta ad inquinare e spaventare, rendendo ancora più complesso il lavoro di chi si sta occupando del caso. Intanto il giudice oggetto di minacce per ben due volte in pochi mesi avrebbe preferito non commentare l’accaduto anche in vista della nuova udienza del processo per l’omicidio di Fortuna Loffredo e fissata al prossimo mercoledì.

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