Oggi è stato il giorno della nuova legge sulla legittima difesa, approvata dalla Camera e ora approdata in Senato. Il punto saliente, tuttavia, resta sempre uno: quando si può sparare e quando no? Questo è anche il quesito che ha aperto ai maggiori contrasti sul provvedimento che ora dovrà passare al Senato. La nuova legge approvata alla Camera, come rivela BlitzQuotidiano.it, prevede che sia considerata legittima difesa la reazione a un’aggressione in casa, in negozio o in ufficio commessa di notte o all’introduzione con violenza, minaccia o inganno. Non è invece da considerarsi legittima difesa se non vi è proporzione tra reazione ed offesa e attualità del pericolo. Cosa significa ciò? Sparare mentre il ladro è in fuga non viene considerata legittima difesa ma, al contrario, un suo eccesso. In ogni caso, già oggi si presume che vi sia proporzione se la difesa anche con l’uso di armi ha a che fare con un’aggressione domiciliare che mette in pericolo la propria o l’altrui incolumità. La stessa cosa vale – ma solo quando non c’è desistenza ed in caso di pericolo di aggressione – se si agisce in difesa del proprio patrimonio.
Secondo il ddl, inoltre, se chi spara per legittima difesa di fronte ad una situazione di evidente pericolo per la vita e la libertà personale o sessuale, come conseguenza di un grave turbamento psichico causato dall’aggressore, allora la colpa è sempre da escludere. La nuova legge prevede inoltre assistenza legale totalmente a carico dello Stato nei casi in cui sia dichiarata la non punibilità per legittima difesa. Sarà dunque lo Stato a prendersi carico delle spese processuali e dei compensi relativi al lavoro svolto dagli avvocati nei casi in cui chi ha esercitato la legittima difesa sia stato indagato ma poi assolto, per un onere per l’Erario che, a partire dal 2017 è stimato in quasi 300 mila euro.