Fortuna Loffredo, la bambina uccisa al Parco Verde di Caivano dopo essere precipitata dai piani alti del palazzo in cui viveva il 14 giugno del 2014, potrebbe non essere stata uccisa da Raimondo Caputo, detto Titò. Ne è convinta la criminologa Roberta Bruzzone, che in questa vicenda assiste il papà della vittima in qualità di consulente, e che dalle pagine di Giallo, il settimanale diretto da Anrea Biavardi, ha spiegato il presunto movente che avrebbe spinto Marianna Fabozzi, ex compagna di Caputo, ad agire:”Chicca (Fortuna, ndr) è stata molestata da Titò. La vittima, stanca per i continui abusi, ha minacciato di riferire tutto alla mamma. A questo punto sarebbe entrata in scena la Fabozzi, che l’avrebbe uccisa per non farla parlare. Questo spiegherebbe i cambi di versioni di Sara (figlia della Fabozzi ma migliore amica di Chicca, ndr), che voleva proteggere la mamma”. La piccola Fortuna Loffredo è stata dunque uccisa perché intenzionata ad uscire dall’incubo degli abusi? (agg. di Dario D’Angelo)
Nell’ambito del processo sull’omicidio di Fortuna Loffredo, nei giorni scorsi si è vissuto un interessante colpo di scena. Raimondo Caputo, detto Titò, l’uomo accusato delle violenze sessuali e dell’omicidio di Chicca, ha attribuito la colpa delitto all’ex compagna Marianna Fabozzi, anche lei indagata. La donna dovrà rispondere di concorso in violenza sessuale a carico delle sue tre figlie (la primogenita è la teste chiave a carico di Caputo), mentre nell’ambito di un secondo filone d’inchiesta è indagata per l’omicidio del figlio Antonio Giglio morto in circostanze simili a quelle di Fortuna.
La piccola Chicca Loffredo di appena sei anni, fu uccisa il 24 giugno 2014 nel Parco Verde di Caivano, dopo essere precipitata da un balcone dei piani alti del medesimo edificio nel quale viveva. A scaraventarla giù sarebbe stato davvero Raimondo Caputo? Il padre della vittima ha sempre manifestato dubbi in tal senso e lo stesso imputato ha respinto le gravissime accuse attribuendole alla sua ex. Della medesima opinione sarebbe anche la criminologa Roberta Bruzzone, consulente del padre della bambina uccisa e che sulle pagine del settimanale Giallo ha asserito: “Ritengo che l’assassino potrebbe non essere Raimondo Caputo”. Dubbio, questo, che emergerebbe dalle dichiarazioni della bambina, figlia della Fabozzi e super teste nel processo sulla morte di Fortuna Loffredo (della quale era migliore amica) e che a detta della criminologa “non sono lineari”. “Le sue parole sono spesso in contraddizione tra loro ed evidenziano punti di criticità”, ha dichiarato l’esperta.
Sono numerose le perplessità evidenziate da Roberta Bruzzone, celebre criminologa, in merito al vero coinvolgimento di Raimondo Caputo nel delitto di Fortuna Loffredo. Per gli inquirenti, l’uomo avrebbe gettato giù dal palazzone la piccola di appena sei anni. “Se davvero fosse stato lui, non avrebbe agito da solo”, ha controbattuto l’esperta e consulente del padre della vittima. Le convinzioni degli inquirenti sarebbero derivate dalle parole della super testimone, migliore amica della piccola uccisa e figlia di Maria Fabozzi. “Senza alcun dubbio Titò ha abusato delle bambine, ma non si può dire con altrettanta sicurezza che sia un assassino”, ha aggiunto la Bruzzone sulle pagine del settimanale specializzato in cronaca nera.
Lo stesso Caputo al pm ha rivelato sì, di aver toccato in diverse occasioni le figlie di Fabozzi (a sua detta, in casa tutti sapevano degli abusi a scapito delle bambine e nessuno avrebbe mai fatto nulla per impedirlo), ma non avrebbe mai ucciso nessuno. Di fatto, la testimonianza della baby teste riporta molti dubbi, in quanto ha cambiato spesso versione a ogni deposizione. In un primo momento ha asserito di aver visto e sentito tutto, ma poi in sede di incidente probatorio ha escluso la madre Marianna Fabozzi dalla scena del crimine. “Ci sono troppe incongruenze”, ha ribadito la Bruzzone, tutte relative alla presenza di Titò Caputo al momento dell’omicidio di Fortuna Loffredo. L’esperta ribadisce l’impossibilità di dimostrare concretamente la responsabilità dell’imputato nell’omicidio della bambina, sottolineando come la presenza del Dna dell’uomo sul corpo della piccola sia poco significativo: “Potrebbe averlo lasciato in qualsiasi momento”, ha chiosato.