Gli avvistamenti di Igor Vaclavik o Norbert Feher, l’uomo macchiatosi di almeno tre omicidi in Italia, quelli del barista di Budrio, Davide Fabbri, della guardia ecologica Valerio Verri e del metronotte Salvatore Chianese, si susseguono in tutto il Paese. Una segnalazione, come riportato nel corso della trasmissione di Rete 4, Quarto Grado, è arrivata anche dal campo nomadi-sinthi tra Argenta e Boccaleone: erano stati gli stessi rom ad avvistare un’ombra dietro al loro campo. Gli inquirenti, giunti sul posto, hanno controllato dappertutto, perquisendo in particolare un’abitazione del campo nomadi, convinti di poter trovare un legame tra Igor il russo e qualche rom del posto. Convincimento degli inquirenti, infatti, è che qualcuno stia aiutando il ricercato a sfuggire alla cattura. Nella perquisizione i carabinieri cercavano nello specifico delle armi, ma dopo aver passato al setaccio l’abitazione non è emerso alcun elemento rilevante. (agg. di Dario D’Angelo)



In tanti si sono imbattuti in Igor Vaclavik, il serbo 36enne accusato di due omicidi ed in fuga da quasi un mese e mezzo, eppure l’uomo – il cui vero nome è Norbert Feher – continua a scappare. Migliaia di uomini da settimane starebbero mettendo a soqquadro l’intera “zona rossa”, sempre più ristretta, ma del fuggitivo più pericoloso d’Italia solo tracce disseminate nella boscaglia e destinate a perdersi in prossimità dei corsi d’acqua. Ma come sarebbe riuscito, Igor il russo, a latitare per così tanto tempo, senza cibo e soprattutto ferito? A spiegarlo ieri alla trasmissione Pomeriggio 5 è stato un esperto in corsi di sopravvivenza, che ha fatto vedere quale sarebbe la tattica messa in atto da Igor-Norbert e che gli avrebbe permesso, ad oggi, di proseguire quasi del tutto indisturbato nella sua folle fuga. Dalle tecniche per procurarsi acqua a quelle per recuperare cibo direttamente dall’ambiente circostante. Eppure gli inquirenti, oltre alle tracce fiutate dai cani molecolari, non sarebbero riusciti a individuare altre tracce riconducibili al killer di Budrio e Portomaggiore. La spiegazione è semplice: a differenza delle urine disperse nell’ambiente, Igor avrebbe accuratamente raccolto gli altri bisogni in appositi sacchetti in plastica.



Allo stesso modo non avrebbe lasciato direttamente le sue tracce su rami ed arbusti, avanzando nella fitta boscaglia in modo da evitare il contatto con le piante, tenendo ben raccolte le mani al petto. Una semplice e poco ingombrante coperta termica potrebbe tenere al riparo il fuggitivo durante la notte, sicuro di non essere individuato dai “cacciatori” in quanto invisibile agli infrarossi. Ecco spiegato, dunque, in che modo Igor Vaclavik sarebbe riuscito fino ad oggi a sopravvivere senza grandi difficoltà alla fuga. Inquietante la risposta da parte dell’esperto alla domanda su quanto tempo Igor potrebbe sopravvivere in queste condizioni: “Fino a quanto ne ha voglia”. La medesima trasmissione Mediaset, nella puntata di ieri ha confermato un’indiscrezione trapelata nelle passate ore: i carabinieri avrebbero attestato la presenza di una persona, attualmente attenzionata, e che potrebbe essere un complice di Igor Vaclavik. Si tratta di un italiano, ex pregiudicato, possibile fiancheggiatore del killer in fuga.



Mentre Igor Vaclavik continua a darsi alla fuga, eludendo in modo tattico tutti i controlli e le ricerche da parte di migliaia di uomini scelti tra i migliori delle Forze militari italiane, continuano a susseguirsi gli avvistamenti e le testimonianze. In tanti avrebbero asserito nelle ultime ore di aver avvistato Igor il russo nelle parti più disparate d’Italia. Segnalazioni, queste, rivelatesi tutte infondate e basate sulla psicosi ormai diffusa nel nostro Paese. Diverse invece le testimonianze di chi si sarebbe realmente imbattuto nella violenza del killer di Budrio, come quella di Paolo, un 56enne di Ospital Monacale, nel Ferrare, che al Resto del Carlino ha raccontato la sua esperienza a contatto con il fuggitivo più ricercato d’Italia.

L’episodio risale a due mesi fa: era il 24 febbraio quando Igor-Norbert rapinò il falegname nella sua abitazione, dopo aver cercato di accedere con una sega da ferro. L’uomo gli avrebbe puntato la pistola in faccia, abbassandola solo dopo la consegna del portafoglio, dal quale avrebbe estratto 60 euro. “Ha cominciato a dirmi che voleva della cocaina perché era in crisi d’astinenza e che faceva le rapine per vivere”, ha raccontato il testimone. Tra il falegname e Igor ci sarebbe stato un dialogo di 15 minuti. Poi la descrizione, che andrebbe a combaciare con quelle finora emerse: “Giacca e pantaloni mimetici, berretto scuro, bandana a coprirgli la bocca e uno zaino sulle spalle”. I Carabinieri, al momento della denuncia, avrebbero riconosciuto nel racconto dell’uomo il modus operandi di Igor: “Se stai calmo, lui non fa nulla. Non ha usato violenza con me”. Ora che il killer di Budrio è in fuga, i Carabinieri sarebbero passati tutte le sere presso la sua abitazione, anche se l’uomo confida: “Spero proprio che Igor non torni più a farmi visita”.