Sono passati tre giorni dall’incendio alla EcoX di Roma ma purtroppo il fumo e le fiamme sono ancora in corso questo pomeriggio, con il rischio nube tossica che allarma tutta Pomezia e la zona a sud della Capitale. La situazione viene definita sotto controllo dall’Arpa Lazio che parla di valori nell’aria entro i limiti di legge; restano però i rischi per amianto, diossina e altri gravi problemi ambientali per le persone abitanti nell’area circostante all’azienda in fuoco sulla via Pontina. Sono però parecchi i casi di malori denunciati all’ospedale Sant’Anna di Pomezia che in queste ore sono al vaglio dei medici per capire se si debbano spiegare con la nube tossica sprigionata in queste ultime 48 ore o se si tratti di “pandemia da panico” generalizzato dopo l’incendio alla EcoX e i tanti proclami sui media. Sta di fatto che alcuni pazienti hanno lamentato crisi respiratorie, bruciore a gola ed occhi anche in questa mattinata di domenica 7 maggio 2017. La Asl non ha ancora emesso bollettini di spiegazione e attende le verifiche nei vari ospedali della zona, compresi il San Giuseppe di Albano Laziale, del Colombo di Velletri e dal Grassi di Ostia. (agg. di Niccolò Magnani)



Non sono state ancora domate le fiamme all’EcoX andato a fuoco ieri mattina e ora si teme l’emergenza ambientale. Le polveri e i materiali bruciati hanno creato una colonna di fumo nero che contiene diossine e forse anche amianto. I vigili del fuoco questa mattina hanno svolto le operazioni di raffreddamento e messa in sicurezza dell’impianto. «L’amianto ci potrebbe essere, non possiamo escluderlo. Stiamo verificando e presto faremo le campionature», ha dichiarato il comandante Marco Ghimenti, che ha effettuato un sopralluogo allo stabilimento EcoX. «Si tratta di un incendio abbastanza complesso perché i rifiuti sono compattati e ci sono colonne alte 5-6 metri che bisogna smassare», ha aggiunto Ghimenti, come riportato da Repubblica. I carabinieri del Noe, invece, hanno fatto i rilievi, anche fotografici. Intanto arrivano i primi dati da Arpa Lazio: «Non emergono superamenti dei limiti imposti per la qualità dell’aria ambiente dalla normativa vigente». Serviranno giorni, invece, per avere i risultati del monitoraggio con i campionatori attivi e passivi posizionati nelle vicinanze dell’incendio. (agg. di Silvana Palazzo)



A preoccupare le autorità, dopo l’incendio divampato ieri all’EcoX di Roma da cui è scaturita una nube tossica nei pressi di Pomezia, è soprattutto la diffusione nell’aria dell’amianto, una sostanza altamente cancerogena con cui in passato si era soliti costruire i capannoni delle fabbriche. Come riferito dall’Ansa, il direttore generale della Asl Roma 6 Narciso Mostarda, rispetto all’incendio nel deposito di plastica ha dichiarato:”Ritenendo possibile la presenza di coperture in cemento amianto sui capannoni dell’impianto, è stato richiesto ad Arpa Lazio di poter estendere le attività di campionamento ambientale al fine di determinare l’eventuale presenza di fibre aerodisperse. Contestualmente – ha aggiunto – è stato contattato il Centro Regionale Amianto della Asl di Viterbo per concordare l’analisi dei campioni ed eventuali ulteriori accertamenti da effettuare”. Nel frattempo la Procura di Velletri ha aperto un’inchiesta sul rogo dell’EcoX e procede per incendio colposo.



Dopo l’incendio divampato ieri all’interno dei capannoni dell’EcoX, l’azienda specializzata nello smaltimento di rifiuti situata a sud di Roma nella frazione Cinque Poderi di Pomezia, si è subito capito che quella nube tossica caratterizzata da una colonna di fumo nero altissima, visibile fin dalla Capitale, avrebbe potuto comportare un alto rischio di contaminazione ambientale. Per questo motivo, fin dalla giornata di ieri, il sindaco di Pomezia Fabio Fucci (M5s), come riportato dall’Ansa, ha invitato gli abitanti a lavare accuratamente frutta e verdura, disponendo inoltre la chiusura delle scuole ed evacuando le case nel raggio di 100 metri dall’incendio. Per quanto attualmente non vi siano intossicati, le preoccupazioni maggiori adesso riguardano il rischio di una contaminazione, soprattutto in considerazione dei tantissimi campi coltivati nei dintorni di Pomezia. Nel frattempo Virginia Raggi, in qualità di sindaco della Città Metropolitana di Roma, ha invitato i cittadini di 21 comuni, “Nettuno, Anzio, Pomezia, Ardea, Velletri, Lavinio, Lanuvio, Genzano, Albano laziale, Ariccia, Nemi, Castel Gandolfo, Marino, Ciampino, Frascati, Grottaferrata, Rocca di Papa, Rocca Priora, Montecompatri, Monte Porzio Catone e Colonna a tenere chiuse le finestre di abitazioni, scuole, uffici, strutture sanitarie e socio-assistenziali”.