Papa Francesco di fronte ai ragazzi delle “Scuole delle pace” ha voluto raccontare un piccolo aneddoto per provare a spiegare come il rapporto oggi tra scuola, figli e genitori abbia bisogno di un rinnovato “patto di educazione”: «da bambino a scuola risposti male alla maestra. E sapete cosa mi successe? Mia mamma mi punì», spiega Papa Francesco davanti ai ragazzi a loro modo attoniti per la semplicità e schiettezza del messaggio del Santo Padre. All’udienza organizzata ieri in Vaticano assieme anche al ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, Bergoglio ha richiesto a tutti i presenti un rinnovato patto educativo tra famiglia, scuola e società, con quell’aneddoto che semplicemente voleva indicare come purtroppo “spesso oggi i genitori difendono solo i figli e non gli educatori”. Una maggiore fiducia tra la scuola e i genitori, dove ovviamente le condizioni siano permesse e non vi siano , è un punto da riacquistare secondo Francesco visto che l’educazione intesta come maggiore introduzione all’intera realtà è legata molto alla famiglia ma anche sotto “delega” alla scuola e a tanti altri rapporti lungo la crescita strutturato di ogni piccolo individuo.
«Famiglia, società, scuola: tutti devono essere al servizio del ragazzo o della ragazza perché cresca bene, ma se la famiglia tira da una parte, lo Stato dall’altra, la scuola dall’altra», ha sottolineato ancora Papa Francesco davanti ai tanti ragazzi in Sala Nervi. Una “punizione” non sempre è un elemento da stigmatizzare e condannare sempre, come pare essere arrivati oggi con le “innovative” tecniche educative; «alla mia epoca c’era un patto educativo famiglia-scuola, mentre oggi tante volte, se nella scuola il professore o la professoressa rimprovera l’alunno, sono i genitori a venire il giorno dopo a rimproverare il maestro e la maestra per questa ‘aggressione a mio figlio’».