Corsi di difesa, vigilantes agli ingressi: che succede alle poche realtà che sostengono, danno da mangiare, vestirsi e dormire ai senzatetto, le sedi della Caritas? Si stanno trasformando in presidi armati come le banche o i ministeri? Purtroppo è la brutta realtà che ultimamente si trovano ad affrontare sempre più spesso, data al situazione ormai quasi incontrollata che la povertà e la migrazione massiccia hanno determinato. In una parola: c’è pericolo. Succede a Torino dove gli sportelli Caritas sono attivi in ben 130 parrocchie e da tre mesi usufruiscono del servizio di una agenzia di vigilanza privata per la sicurezza di chi offre il proprio servizio gratuito ma anche degli utenti, spesso vittime anche loro di sorprusi e violenze. Ed è così che un centinaio di volontari stanno seguendo un corso per l’autodifesa, per imparare a difendersi. Ci sono stati episodi specifici per arrivare a tutto questo come ha raccontato un parroco di Borgo Vittoria al quotidiano La Stampa: un uomo a cui aveva detto che non poteva dargli soldi lo ha preso a pugni. C’è chi si è presentato allo sportello Caritas con in mano un martello. C’è un precedente che spiega in parte quello che accade: chi si reca presso questi centri sa che sono della Chiesa e la mentalità dominante e che essendo appunto Chiesa, essa deve soddisfare le esigenze di tutti.
Va poi tenuto anche conto che molti dei volontari sono pensionati persone con anche più di 70 anni che rischiano grosso. I vigilantes non sono armati e ai volontari è stato dato un decalogo comportamentale: non restare mai soli. Dotarsi di telecamere. Scrivere alla questura il numero degli utenti e i problemi di sicurezza. Alla base di tutto la rabbia montante dei poveri, gente che si è vista rifiutare alloggi popolari, che disperatamente non trova uno straccio di lavoro, che è rifiutata dai servizi sociali. Già, perché la Caritas supplisce a tutto quello che lo stato dovrebbe fare e invece non fa. Anche rischiando le botte e la vita. E’ la società del terzo millennio, dove il solco fra benestanti e povertà estrema dilagante si fa sempre più alto. E c’è chi chiede alla Chiesa di pagare l’Imu invece di sostenerla anche economicamente visto il servizio che fa alla società.