Sta per aprire le porte la prima banca islamica italiana: il progetto è stato realizzato dal gruppo Bci Holding con una cordata capeggiata da Vincenzo De Bustis, ex amministratore delegato del gruppo Mps e Deutsche Bank. L’obiettivo di questo istituto è raccogliere i risparmi dei musulmani presenti nella Penisola, stimato in 6 miliardi di euro. Fondare una banca islamica in Italia non è affatto difficile: è stata presa la Cassa di Risparmio di San Miniato ed è stata effettuata una ricapitalizzazione. La clientela islamica cerca prodotti esclusivi, che escludono il costo del denaro. Il sistema bancario convenzionale, dunque, non è adatto: come riportato da Libero, nei bilanci delle istituzioni finanziarie islamiche è obbligatoria l’indicazione del versamento della zakat, la tassa per il culto.



Questo denaro, però, può essere usato per sostenere attività come il jihad, la guerra santa. Per questo negli Stati Uniti è stata posta in diverse occasioni la questione del finanziamento del terrorismo attraverso i canali bancari islamici. Ben più prudente è, invece, l’atteggiamento nel resto dei Paesi occidentali. La Banca d’Italia ha affrontato la questione in un’analisi pubblicata nel 2010 sulla propria rivista Questioni di Economia e Finanza: si interrogava sull’ammissibilita` dei criteri coranici applicati alla finanza. L’opera di ristabilimento della supremazia dell’Islam nella vita dei musulmani passa anche dalle banche: lo sostiene lo studioso Timur Kura, secondo cui alcuni fondatori e dirigenti di banche islamiche vogliono ristrutturare l’intero ordine sociale secondo i criteri islamici e non solo le relazioni economiche ma anche i ruoli di genere, l’educazione, i mass media, il governo e molto altro». 

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