Le tensioni fra Usa e Corea del Nord potrebbero venire alimentate anche dalle ultime azioni di Vladimir Putin. Il Presidente russo ha infatti sottolineato come la sua visione riguardo all’inattuabilità degli accordi di Misk sia condivisa dalla cancelliere tedesca Angela Merkel. “La nostra linea politica consiste nel continuare a lavorare nel formato Normandia, a livello dei leader”, sottolinea Putin durante la sua intervista al Mir. Questo il motivo per cui il governo russo è entrato in allarme quando le forze governative di Kiev hanno deciso di sabotare gli accordi di Minsk. Il Ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, ha inoltre specificato che la strategia del loro governo sta nel proseguire nell’impegno del formato Normandia, sia a livello di esperti sia per quanto riguarda i rappresentanti delle repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk, diventate indipendenti in seguito al colpo di Stato avvenuto nel 2014 in Ucraina. [Aggiornamento di Morgan K. Barraco]
La Terza Guerra mondiale rischia di scattare anche per eventi di “minima portata”, come quanto potrebbe essere accaduto in Cina in queste ultime settimane. Tra Usa e Corea del Nord i rapporti sono prossimi alle zero, e le ulteriori sanzioni varate dall’Onu contro Pyongyang e tutti i Paesi che fanno affari e scambi commerciali con le aziende sotto embargo del regime nordcoreano, hanno ovviamente reso ancora più raffreddato il rapporto tra le due superpotenze. Come però riporta il sito esperto di Oriente (e molto legato alla Russia) Sputnik.news e lo stesso Wlall Street Journal, una società statale cinese conduce da tempo ormai una joint venture con una società della Corea del Nord, che però è sotto sanzioni Onu addirittura dal 2009 a casa del collegamento con il programma nucleare di Pyongyang. Questo rischia però di incrinare e non poco i rapporti diplomatici tra Usa e Cina: gli esperti dell’ONU «a febbraio hanno presentato un rapporto secondo il quale la Corea del nord ha ricevuto dei componenti di missili e aerei leggeri attraverso la Cina, e attraverso compagnie prestanome che hanno accesso al sistema finanziario internazionale», scrive il WSJ , domandandosi se ora le aziende cinesi coinvolti subiranno le sanzioni “promesse” dall’Onu e dalla stessa amministrazione americana.
Mentre l’incubo di un’imminente Terza Guerra Mondiale continua a spaventare a livello internazionale, la testata Wall Street Journal avrebbe rivelato il progetto del Pentagono di investire 8 miliardi di dollari in vista dell’espansione della presenza Usa nella regione Asia-Pacifico nei prossimi cinque anni. E’ quanto rivela il portale Sputniknews.com nel parlare dei futuri progetti dell’America, e che andrebbero a collocarsi nell’elaborazione da parte dell’amministrazione Trump della propria politica in Asia ed in particolare in Corea del Nord. “Questa iniziativa potrà aumentare il potenziale militare USA attraverso le sovvenzioni necessarie per stabilizzare la nostra posizione nella regione e per migliorare il funzionamento dell’infrastruttura, nonché per il finanziamento di ulteriori esercitazioni”, ha commentato in merito il senatore John McCain che ha inizialmente proposto il piano. Trump, intanto, ha già chiesto ulteriori fondi per le spese militari per l’anno in corso e vorrebbe aumentare la spesa di ulteriori 54 miliardi di dollari per l’anno successivo. Gli Usa continuano a non escludere l’opzione militare contro la Corea del Nord ma intendono concentrarsi più sulla pressione economica su Pyongyang facendo ricorso alle sanzioni. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
Le ultime notizie sul rapporto piuttosto teso tra Usa e Corea del Nord, vedrebbero anche il coinvolgimento della Cina: stando a quanto reso noto da alcune fonti locali citate dalla testata giornalistica The Korea Times, pare che la Cina abbia chiesto l’allontanamento delle forze americane presenti nell’oceano pacifico, nonché la rimozione del comandante statunitense che si sta occupando della situazione delicata in Corea del Nord, Harry Harris. In cambio del benestare di Trump, la Cina avrebbe inoltre promesso l’inasprimento delle sanzioni contro Pyongyang. Lo stesso presidente degli Stati Uniti, aveva chiesto in più occasioni l’intervento della Cina in merito ai copiosi test nucleari ad opera di Kim Jong-un. Dopo non essere mai intervenuta in merito alla delicata questione, solo ora la Cina ha avanzato la sua richiesta di allontanamento delle forze americane in cambio di sanzioni contro Pyongyang. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
Dopo le minacce dei missili e l’incubo di un test atomico da parte della Corea del Nord, il Paese orientale decide di alzare la testa e avanzare una nuova minaccia-provocazione agli Stati Uniti. Lo ha fatto nelle passate ore con l’arresto di un nuovo cittadino americano, il quarto ostaggio dell’occidente nel posto attualmente più temuto dell’intero oriente. Come riporta Repubblica.it, il nuovo arresto, oltre a rappresentare un drammatico gioco al rialzo da parte della Corea del Nord, serve quasi certamente a rilanciare quel clima di tensione nei confronti degli Usa, dopo le minacce di una terza guerra mondiale. Perché Pyongyang, al momento, non può permettersi di effettuare il sesto test nucleare alla luce della prossima elezione del presidente Moon Jae-in, in programma per domani a Seul. In questo momento quindi, ogni provocazione potrebbe risultare controproducente, quindi meglio giocare d’astuzia mantenendo la prudenza. Ed ecco allora che l’arresto dei cittadini americani potrebbe rappresentare per la Corea del Nord la carta vincente per tenere alto il clima di tensione. In merito ai quattro arrestati, tre di loro sono accusati di spionaggio, uno per non aver rispettato la propaganda, rubando un poster non sapendo che in Corea del Nord la propaganda è sacra. La conseguenza del nuovo arresto altro non è che l’ennesima trattativa tra americani e nordcoreani. L’ultimo dialogo starebbe avvenendo in queste ore e vedrebbe Choe Son-hui, direttrice del ministero degli esteri nordcoreano incaricata degli “affari americani” volata in Europa per incontrare i funzionari Usa. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
Nello sconto tra Usa e Corea del Nord, in quella che tanti ormai certificano come il rischio attuale più grande per una “terza guerra mondiale” il ruolo della diplomazia ha evidentemente un valore fondamentale su tutti gli altri. La Cina in questo senso rappresenta la speranza maggiore per poter trovare un accordo reale tra il regime di Pyongyang e la Casa Bianca di un aggressivo Donald Trump: dai motivi storici a quelli di natura prettamente più economica, è Pechino il possibile ago della bilancia per scongiurare un attacco missilistico di cui la stessa Cina, la Russia e la Corea del Sud potrebbero essere le prime vittime dei tragici esiti. L’incontro che si terrà a fine maggio (previsto per il 24 in Vaticano) tra Trump e Papa Francesco potrebbe non essere “solo” la prima visita del nuovo presidente americano al Santo Padre, bensì un’occasione per far fruttare la potente e importante diplomazia della Chiesa anche in Oriente. Come ha già preannunciato Bergoglio, non son viste di buon grado “armate” da schierare contro Paesi esteri, qualunque essi siano: se dopo questo strano vertice il Papa rappresentasse un nuovo asse, oltre alla Cina, per tentare una via di pacificazione “altra” rispetto alla guerra mondiale?
Prosegue la linea degli “ostaggi” tra Stati Uniti e Corea del Nord, con un nuovo spiacevole capitolo che viene scoperto questa mattina con l’arresto di un altro cittadino americano per presunti “atti ostili” compiuti contro il regime di Pyongyang. Il governo di Kim sta cercando di opporre linea durissima su ogni cittadino americano che varca i confini del Paese, in modo da poter avere qualche “arma di ricatto” contro gli “imperialisti invasori”. Ecco, il soggetto in questione trattasi di un semplice professore universitario sudcoreano con passaporto Usa che lavorava all’università di Pyongyang presso il dipartimento di Scienze e Tecnologia e si chiama Kim Hak Song. È stato arrestato con le accuse non proprio chiarissime e che vertono su un punto solo, gli “atti ostili” che avrebbe tramato contro il regime norcoreano; qualche giorno fa, sempre messo lo stesso istituto di Pyongyang, aveva visto un altro arrestato Usa, Kim Sang Dok, sempre “per atti ostili contro il Paese”. In tutto al momento il regime di Kim Jong-un possiede in mano 4 cittadini-prigionieri degli Stati Uniti d’America.