Quanto accaduto durante i Mondiali di Russia 2018 fra Kostas Manolas ed il difensore della Roma Edin Džeko, non fa che sollevare antichi contrasti e rancori fra i due popoli. Il giocatore greco ha infatti ricordato, dopo la fine della partita Grecia-Bosnia, che quanto accaduto in campo sia riconducibile agli avvenimenti collegati alla Guerra del Golfo. Il mancato rispetto dei tifosi bosniaci e la conseguente furia di Kostas hanno quindi radici più antiche, che esulano dal mondo del calcio.
Tuttavia, quale è il motivo di questo contrasto fra Grecia e Bosnia? La Guerra del Golfo rimane nella memoria storica come una delle più sanguinose, come dimostrato dalla Strage di Srebrenica. In uno scenario, quello del 1992, in cui la Jugoslavia è messa a ferro e fuoco, le milizie serbo-bosniache poterono contare sull’aiuto di Russia e Grecia. Quest’ultima in particolare inviò quella che divenne la Guardia Greca Volontaria, un gruppo di militanti del Comitato Centrale di Alba Dorata accorsi in Bosnia per unirsi agli ultranazionalisti serbi. Incerto, come sottolinea Il Manifesto, il numero dei volontari che facevano parte della Gvg, ma quello che è certo è che la bandiera ellenica era stata posta sulla loro divisa per dare maggiore visibilità al nucleo.
La Strage di Srebrenica è stata la prima a poter contare sul patto di sangue fra la Guardia Greca e la Brigata Valsenica del corpo d’armata Drina, parte dell’esercito serbo-bosniaco. Prima di allora l’attività del comparto sembrava puntare per lo più alla propaganda, ovviamente supportato dai combattenti serbi per impedire l’insorgere di disordini. Durante la guerra civile, il giornale di Alba Dorata non faceva altro che esaltare la presenza dei militanti al fianco dell’esercito serbo, per rendere grande la Grecia all’interno di “un’Europa libera, senza musulmani né sionisti americani”, come sottolineò in un’intervista l’ex candidato di Alba Dorata Apostolos Belbas.
All’interno della Guardia Greca, il X Distaccamento fu l’unico a farsi vanto dell’uccisione dei musulmani a Srebrenica, una strage che vide il pagamento di cinque marchi per ogni civile ucciso. “Ci sentivamo soddisfatti ogni volta che uccidevamo i musulmani”, riferì un sottufficiale della Gvg, “in 13 minuti abbiamo lasciato stesi 300 di loro”. Un filmato in particolare, raccolto da XYZ Contagion, mostra come otto greci fossero presenti a Srebrenica in quell’anno, intenti a festeggiare al fianco dei serbi e ad esultare per le stragi compiute. Un segreto che tuttavia venne mantenuto negli anni, così come le foto della strage, un’ottatina in tutto, in cui veniva dimostrata la presenza greca in uno dei più grandi genocidi del dopoguerra.