Un video non può essere considerato di propaganda islamista se è troppo breve: con questa motivazione Gafurr Dibrani, un presunto terrorista, è stato scarcerato. L’immigrato era stato arrestato dalla Digos il 3 novembre scorso a Fiesse nell’ambito dell’operazione “Tut elimini”, che richiama il titolo di un video pubblicato in rete. «Tut Elimi de Gidelim Cihada» è il titolo in lingua turca, che tradotto vuol dire: «Prendi la mia mano e andiamo al jihad». L’accusa per il 24enne kosovaro era pesantissima: si parlava di reato di “apologia del terrorismo” e, infatti, il ministero dell’Interno firmò subito il decreto di espulsione.
Il tribunale del Riesame fu di avviso diverso e, quindi, lo liberò: non ci c’erano elementi sufficienti per disporre nuove misure cautelari. La Cassazione non accettò la sentenza, quindi gli ermellini decisero di ricorrere, ma – come riportato dal Corriere della Sera – non è cambiata la sentenza del Riesame. Nonostante le indagini degli inquirenti abbiano appurato che Gafurr Dibrani si stava per arruolare tra i miliziani dell’Isis. Contro il kosovaro ci sono, dunque, tante prove, tra cui anche alcune fotografie del figlio di appena due anni vestito da mujaheddin. Gli inquirenti hanno provato anche i suoi legami con un jihadista, Anas El Abboubi, che era andato a combattere in Siria dopo aver vissuto a Vobarno ed essersi fatto qualche anno in carcere.
Il Riesame ha, invece, creduto alla memoria difensiva del legale di Gafurr Dibrani: «Nei video non pronuncia mai la parola Isis». Pur riconoscendo che i video abbiano valenza di adesione all’Isis, i giudici sostengono che «la breve durata della condivisione» sia sufficiente per ridurne «la potenzialità di propaganda».