Denunciato 12 volte per aggressione, Saverio Nolfo non fu fermato dai magistrati, nonostante le 12 denunce per aggressione presentate da sua moglie. Rimasto in libertà, ebbe così modo di uccidere Marianna Manduca, omicidio per il quale sta scontando 20 anni in carcere. L’inerzia dei pm però ha rappresentato una colpa grave, perché avrebbero dovuto trovare il modo di fermare l’uomo dopo i primi episodi di violenza e le diverse testimonianze. Per questo motivo la Corte d’Appello di Messina ha stabilito che ci fu dolo e quindi condannato i magistrati.



I due pm, che all’epoca dei fatti – nel 2007 – lavoravano per la Procura di Caltagirone, sono stati condannati al pagamento di 250mila euro. A rivolgersi alla giustizia con la richiesta di risarcimento è stato Carmelo Calì, il cugino della donna che è ora padre adottivo dei tre figli della coppia. Lui ha dato il via nel 2011 alla causa contro lo Stato per la «negligenza inescusabile» di quei pm. «È stata una battaglia dura ma alla fine abbiamo ottenuto giustizia, con questi soldi per il risarcimento sono sicuro riusciremo a fare crescere con più serenità i tre ragazzi. Questa è una sentenza importante per tutti quelli che si sentono danneggiati da un errore dei magistrati. Io ho delle difficoltà economiche perché con mia moglie avevamo già altri tre figli naturali e non è facile al giorno d’oggi portare avanti una famiglia numerosa, ora dopo la sentenza sarà più facile», ha dichiarato a La Sicilia.



Le aggressioni contro la donna erano avvenute in pubblico, ma nonostante ciò non vennero aperte indagini contro Saverio Nolfo, né furono presi provvedimenti per difendere Marianna Menduca. Poco prima della sentenza per l’affido dei figli, l’uomo uccise a coltellate la moglie e ferì gravemente il suocero, Salvatore Menduca, il quale provò inutilmente a difendere la figlia. Oltre ai due magistrati è stata condannata al risarcimento delle parti civili anche la Presidenza del Consiglio dei ministri.

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