Arriva con forza il messaggio diretto alla Corea del Nord dal capo del Pentagono sul fronte “guerra mondiale” che purtroppo non abbandona la crisi del Pacifico. «La minaccia dei missili contro gli Usa è in crescita; ogni volta che che la Corea del Nord conduce nuovi test, la situazione diventa sempre più preoccupante. Ma ora siamo in grado di prendere tempo», spiega James Mattis, capo del Pentagono, durante l’audizione alla Camera dei Rappresentanti al Congresso Americano. Al netto della “certa” capacità di difendersi dalle offensive di Pyongyang, Mattis precisa che «stiamo prendendo provvedimenti per migliorare il sistema di difesa antimissile». Corsa agli armamenti, my friend: non proprio il miglior segnale per distendere pace… (agg. di Niccolò Magnani)
La Terza Guerra Mondiale totale. Lo andiamo dicendo da mesi non tanto per una non precisata voglia di “creare il panico” ma per un’attestazione di quanto sta avvenendo davanti: Siria, Iraq, Corea del Nord e molto altro ancora, la minaccia per la pace globale è sempre più forte e gli attentati terroristici rappresentano purtroppo un corollario inquietante e non staccato dal resto del contesto mondiale. L’ultima minaccia arrivata poche ore fa dal portavoce Isis rientra in questo discorso, con l’ennesimo “doppio” attacco nei toni e negli obiettivi dell’aberrante Stato Islamico. «Attaccate Usa ed Europa durante il Ramadan»: è un audiomessaggio del portavoce Abu al-Hassan al-Muhajir che ha chiesto a tutti i “fedeli” terroristi di attaccare anche Russia e Australia, insomma i rappresentanti delle forze politiche ed economiche mondiali.
Secondo Site, che monitora da anni le attività online di Isis e simili, il messaggio in arabo non farebbe riferimento alle voci sull’uccisione del leader dello Stato Islamico al Baghdadi diffuse ieri dalla tv siriana. Il “doppio” attacco rimane, contro l’Occidente e le potenze mondiali da un lato, e contro gli stessi fedeli musulmani che non partecipano alla jihad, per quest’anno vanno colpiti sotto Ramadan, come se fosse una sorta di punizione per essere “infedeli”. La follia al potere e la guerra come “fedele compagna”… (agg. di Niccolò Magnani)
Il clima da Terza Guerra Mondiale continua a tormentare gli osservatori internazionali, e la situazione non sembra placarsi. In particolare l’Isis sembra voglia alzare ulteriormente i toni, cercando lo scontro totale e la guerra con i paesi giudicati infedeli, senza lasciarsi irretire dalle misure di sicurezza ormai arrivate alle stelle dopo gli ultimi attentati in Inghilterra, a Manchester dopo il concerto della popstar Ariana Grande e a Londra a London Bridge. I temi utilizzati nei video di propaganda dello Stato Islamico sono in realtà molto interessanti per capire a che livello possa arrivare la guerra e l’offensiva dei terroristi. Due anni fa l’Isis preannunciò un clima ancor più infuocato nella loro battaglia, e il terrorismo diventò uno scomodo vicino di casa per l’Occidente ancor di più di quanto non lo fosse prima. Il timore è che nuove azioni stiano venendo progettate proprio in questi giorni.
Come sempre è internet il mezzo di propaganda preferito dagli jihadisti, che hanno mostrato in questi giorni il terrorista Abu Shuaib al-Maslawi scagliarsi in un attentato suicida in Iraq ed invocare con grande forza la guerra santa, appellandosi a tutti i Guerrieri del Califfato a cui è stato richiesto di far sgocciolare dalle loro spade il sangue degli infedeli. Parole più che mai esplicite, che portano ad innalzarsi il livello di preoccupazione in tutto il mondo, già oppresso da un clima da Terza Guerra Mondiale. Ma il timore è che in realtà il Califfato e i suoi jihadisti possano trovarsi disorientati dalle ingenti perdite che si stanno facendo registrare in Siria. Senza più il riferimento fisico dello Stato Islamico, paradossalmente la guerra dei terroristi potrebbe farsi più feroce e sfociare in uno scontro finale di cui al momento è impossibile calcolare le conseguenze.
Di sicuro i toni della propaganda Daesh salgono di pari passo con l’avvicinarsi dei momenti decisivi della battaglia che sta imperversando ad Al Raqqa, città della Siria considerata di fatto la capitale dello Stato Islamico. Il sostegno degli Stati Uniti per la conquista di Al Raqqa sembra aver regalato alle milizie siriane e curde la spinta decisiva per provare a strappare all’Isis la sua roccaforte. La battaglia di Al Raqqa in Siria va di pari passo con quella di Mosul in Iraq, iniziata ormai diverso tempo fa. E’ opinione comune che perdendo le sue due città più rappresentative lo Stato Islamico potrebbe sferrare però un’offensiva su più fronti, anche con l’arma del terrorismo in molte città europee, ma al tempo stesso si ritroverebbe decapitato e più debole, forse incapace di portare avanti l’ultima offensiva. Un dubbio che solo il tempo potrà sciogliere, ma nel frattempo l’offensiva a Raqqa è partita con forza ed i cecchini dell’Isis hanno già fatto partire le loro rappresaglie, sparando sui civili che tentano di lasciare la città e uccidendo già circa 160 persone.