GIULIO REGENI TRADITO DA UN’AMICA, NOURA WAHBY? TELEFONATE SOSPETTE E RAPPORTI CON I SERVIZI SEGRETI EGIZIANI –

Giulio Regeni è stato tradito da un’amica egiziana? Si tratterebbe di Noura Wahby, sua compagna di studi a Cambridge. Lo sostengono i carabinieri del Ros, insospettiti dal suo comportamento. «Giulio è il mio miglior amico», affermava la ragazza, che il 25 gennaio, ad appena cinque ora dalla scomparsa del ricercatore italiano, aveva lanciato l’allarme su Twitter. L’analisi elaborata dagli investigatori italiani conferma i sospetti coltivati dall’avvocato della famiglia Regeni, che nella sala del Senato più di un mese fa dichiarò: «Sappiamo, ed è dolorosissimo, che per paura o per varie forme di meschinità anche molti amici egiziani di Giulio lo hanno tradito o venduto». Quando il ricercatore ha incontrato per la prima volta Mohamed Abdallah, il sindacalista che lo ha tradito e consegnato nelle mani dei suoi carnefici, Noura Wahby ha fatto una telefonata di meno di trenta secondi ad una persona che poi ha contattato il quartier generale della National Security.



Una strana coincidenza? Eppure è accaduto altre quindici volte: in alcuni casi l’amica di Giulio Regeni è stata cercata da quest’uomo e ha subito dopo telefonato all’amico. Chi è allora questa persona che ha un filo diretto con i servizi segreti egiziani e con uno degli ufficiali che ha seguito a gennaio Giulio Regeni? La procura di Roma vuole fare chiarezza sulla vicenda, per questo ha presentato da tempo una rogatoria a Cambridge per sentire Noura Wahby, senza però avere risposte. Il pm Sergio Colaiocco si è rivolto anche all’Fbi per avere chiarimenti sul contenuto e sulle ragioni di quelle conversazioni, visto che Noura Wahby ha rilasciato loro qualche dichiarazione con qualche contraddizione, rifiutandosi per ora di parlare con le autorità italiane. L’amica di Giulia Regeni si sarebbe giustificata spiegando che quelle telefonate sono casuali e che l’uomo contattato è solo un amico.



I carabinieri vorrebbero risposte anche dal coinquilino, l’avvocato Mohamed El Sayed, che ha ricevuto un ufficiale dei servizi, permettendogli di entrare nella stanza di Giulio Regeni, e che ha telefonato ad una persona che si è messa in contatto subito dopo con Nasr City. «Non vogliamo una verità, ma la verità», ha spiegato il generale Giuseppe Governale, a capo dei Ros, come riportato da L’Espresso. «La dobbiamo alla famiglia e a Giulio, un giovane italiano da cui tanti ragazzi dovrebbero prendere esempio per la straordinaria attitudine all’approfondimento e per la correttezza adamantina».

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