Da tempo si parla di calo delle nascite, ma l’Italia è ormai da un decennio in una tendenza che pare irreversibile. Nascono sempre meno bambini nel nostro paese, nell’ultimo anno sono stati 12.000 in meno ed in generale la popolazione è calata di ulteriori 76.000 unità, senza considerare che la tenuta demografica è garantita solo dall’arrivo di sempre più cittadini stranieri, che ormai rappresentano l’8% della popolazione. In generale l’Italia, in questo calo che prosegue inesorabile dal 2008, ha l’indice di fertilità più basso d’Europa, e le ricerche dell’Istat hanno cercato di far luce su questo fenomeno, per capire le motivazioni di questo costante calo delle nascite. Al di là di quella che potrebbe essere la prima impressione, non ci sono solo fattori economici a frenare le nascite negli ultimi anni. Solo un quinto delle donne italiane parla di freni economici riguardo la decisione di non avere più di un figlio. Per il resto, incidono sempre di più fattori sociali e prospettive di lavoro che riguardano non tanto l’aspetto relativo ai soldi, quanto la carriera in se.
Secondo la ricerca condotta dall’Istat, dal 1976 ad oggi l’età per avere il primo figlio si è spostata per una donna italiana esattamente di sei anni. Quarant’anni fa mediamente la prima nascita in famiglia avveniva quando la madre aveva 24,7 anni, ora si è spostata fino a 30,8. Ed è calato bruscamente anche il numero di figli per ogni donna, che erano 3,5 nel 1926, 2,3 nel 1952 e 2,1 nel 1976. Ora la media è arrivata a 1,35, più bassa d’Europa e costantemente in calo secondo le ultime rilevazioni. Come si diceva, contano molto anche le prospettive di carriera: basti pensare che solo il 4% delle donne italiane vive la prima esperienza di lavoro solo dopo aver avuto un figlio. La priorità non è solo avere un lavoro, ma anche come mantenerlo e soprattutto come progredire nella propria professione. La gestione di più di un bambino può farsi difficoltosa, con tutto quello che ne consegue a livello di calo delle nascite.