Può accadere nell’anno 2017, nella città probabilmente con il maggior concentrato di ricchezza del pianeta, dove quotidianamente fervono cantieri molto arditi guidati da archistar milionarie, può accadere che un grattacielo bruci facendo decine di morti? In teoria non dovrebbe poter accadere. Ma la realtà ieri, tragicamente, ci ha detto una cosa opposta. Ci ha detto che in questa città così desiderata e così glamour si nasconde un’anomalia di cui nessuno ci parla mai.
Il grattacielo bruciato ieri era un edificio di 24 piani con centinaia di appartamenti in affitto, gestito da un grande ente, il Kensington and Chelsea Tenant Management (Kctmo), la maggiore organizzazione per la gestione degli affitti nel Regno Unito. Era nato come edilizia popolare, ed era abitato in gran parte da famiglie con bambini. Circa 500 persone l’altra notte dormivano quando per ragioni sconosciute è scoppiato quell’incendio che poco alla volta ha divorato tutto il grande edificio, seminando terrore e morte.
Come abbiamo letto su questo giornale, era un incendio annunciato, perché c’erano stati precedenti in altre case gestite dallo stesso ente e perché il comitato dei residenti aveva avvertito in modo molto esplicito del rischio per le troppe inadempienze Kensington and Chelsea Tenant Management. Se si leggono gli spezzoni di storie che emergono dalle cronache confuse di queste ore ci accorgiamo di essere davanti ad una Londra che non conoscevamo.
Una Londra di persone normali, ma marginale, dimenticata: manovalanza oscura che permette ogni giorno di risplendere alla città-vetrina, che noi tutti guardiamo, e (stupidamente) ammiriamo e magari invidiamo. È la Londra che non vediamo e che naturalmente nessuno ci fa mai vedere (escluso l’irriducibile Ken Loach…); così come nessuno vedeva né sapeva delle banlieues parigine.
Luoghi dove si concentra chi non conta ma chi è comunque necessario perché la grande città continui a svettare nelle competizioni globali. Non c’è una Londra (come non c’è una Parigi). Ci sono due Londra. Due città che vanno a velocità completamente diverse. E c’è da chiedersi sino a quando questa differenza di destino potrà coesistere dentro uno stesso recinto urbano. Sino a che punto la ricchezza sfacciata potrà permettersi di moltiplicarsi senza che neppure si trovino le risorse per mettere in sicurezza i circuiti elettrici in un grattacielo popolato da 500 persone…
È la domanda che la tragedia della Grenfell Tower ci mette davanti. E non illudiamoci che questa domanda non riguardi anche le nostre città. Magari proprio a partire dalla più ricca…