Raffaele Sollecito ha fatto una dedica, all’interno del suo libro, a Massimo Bossetti? E’ questa la domanda che ieri ha posto il conduttore Marco Liorni al giornalista di Panorama Giovanni Terzi, autore di una lunga intervista al presunto assassino di Yara Gambirasio. Una intervista di quasi 30 domande nella quale il muratore di Mapello condannato in primo grado all’ergastolo è apparso come un vero e proprio fiume in piena. “Questo è quanto lui scrive in queste risposte”, ha replicato il giornalista che ha rivelato come Bossetti, durante il suo periodo di detenzione, avrebbe iniziato a leggere molto. Nel libro scritto da Sollecito, l’uomo che tra 15 giorni tornerà in aula in vista del processo d’Appello a Brescia, avrebbe intuito e compreso una serie di cose che riguardano la carcerazione. Bossetti, come sappiamo, si trova in carcere a Bergamo da due anni, ancora preventivamente. Il presunto assassino di Yara ha ribadito ancora una volta la sua totale innocenza sebbene il cronista abbia tenuto ad evidenziare come la vera grande vittima dell’intera vicenda continui a restare – “per ora” – proprio la piccola 13enne uccisa a Brembate nel novembre di sette anni fa.



Mancano solo 15 giorni all’inizio del processo d’Appello a carico di Massimo Bossetti, l’uomo in carcere e condannato in primo grado all’ergastolo, accusato di aver ucciso la piccola Yara Gambirasio nel novembre 2010. Alla vigilia di una data così importante, il settimanale Panorama dedica oggi la storia di copertina proprio all’uomo che ha diviso in due l’Italia, tra innocentisti e colpevolisti. Una vicenda che vede ancora numerosi lati oscuri sui quali la difesa di Bossetti farà di tutto per dimostrare, nel secondo grado, la totale innocenza del proprio assistito rispetto ad un delitto che ha commosso e fatto indignare un Paese interno ma che non smette di creare interrogativi su dinamiche e soprattutto movente (mai confermato ma solo ipotizzato) ma anche sulle tante contraddizioni emerse nel lungo processo conclusosi con la condanna all’ergastolo. Al settimanale Panorama,



Massimo ha deciso di aprirsi e raccontare, in esclusiva dalla sua cella nel carcere di Bergamo, la sua vita da detenuto, i suoi pensieri, senza tralasciare un appello indirizzato ai giudici, alla moglie ed ai suoi amati figli.

Si tratta di una lunga intervista realizzata dal giornalista Giovanni Terzi, ieri ospite della trasmissione La vita in diretta, durante la quale ha anticipato e commentato alcune dichiarazioni del presunto assassino di Yara Gambirasio, che continua a difendersi dalle pesanti accuse. E’ un Massimo Bossetti determinato, quello che emerge dalla lunga intervista rilasciata al settimanale Panorama, al quale si ritiene disposto a restare in carcere ma non ad ammettere un delitto che non ha mai commesso. “Lui in qualche modo è convinto di andare avanti con la sua difesa, dove ci sono sicuramente una serie di lacune che ho cercato di evidenziare anche attraverso questa intervista”, ha commentato il giornalista Giovanni Terzi alla trasmissione di Rai 1.



Nel corso dell’intervista al presunto assassino di Yara Gambirasio, si è ripercorso anche il momento del processo in cui furono messe in luce le presunte scappatelle della moglie di Massimo Bossetti. Il collegamento con il delitto emerso dall’impianto accusatorio, era legato all’idea di una famiglia, quella dell’imputato, che in qualche modo avesse delle grosse lacune (a partire dal materiale pornografico). Lacune però prontamente smentite dall’imputato e dai figli. “Credo che la volontà della procura era quella di mettere in evidenza una vita quantomeno disordinata”, ha commentato il giornalista.

Nell’intervista esclusiva, Bossetti torna a fare un appello importante ai giudici: “Voi siete liberi di crede e non credere ma ribadisco la mia innocenza. Sono disposto a restare in carcere per il resto dei miei giorni, ma nessuno mi convincerà a confessare un delitto che non ho commesso. Nessuno!”.

L’uomo ha ribadito di non aver mai fatto nulla di male, né che ci siano prove della sua colpevolezza. “C’è la traccia di Dna incompleto che non può essere assolutamente attribuito a me”, aggiunge, non capacitandosi di come proprio quella traccia, trovata sugli abiti di Yara Gambirasio, oggi continui ad essere attribuita a lui “visto che io non sapevo neppure chi fosse, mai incontrata, mai vista”.

Dopo essersi rivolto ai giudici bresciani, Massimo Bossetti ha destinato anche un appello molto sentito alla moglie, Marita Comi: “Amore mio, un giorno mi chiederai scusa per aver dubitato della mia innocenza. Ti ringrazio che alla fine non ti sei lasciata condizionare facendoti trascinare da chi con forza e in tutti i modi possibili ha tentato di staccarti da me”. L’uomo ha quindi ribadito l’immenso amore nei confronti della moglie e madre dei suoi figli, riconfermando la stima nei suoi confronti. Ai suoi “cuccioli di vita”, i figli, ha infine dedicato un ultimo messaggio umanamente forte e commovente: “Papà è stato colpito da un’ingiustizia terribile, un grandissimo errore giudiziario”, dice, manifestando il dolore per la sofferenza provocata dalla sua assenza. “Non sentitevi mai soli, papà vi è sempre accanto con il cuore, il pensiero e la mente”, ha chiosato, certo di poter vincere questa grande guerra in corso e lanciando un messaggio importante: “Mai arrendersi per la propria innocenza”.