E’ stata finalmente discussa in parlamento la riforma del processo penale, una significativa riforma che coinvolgerà i processi giudiziari in Italia. Il voto alla Camera è passato, e saranno diversi gli aspetti ad essere modificati. Si parte innanzitutto dall’inasprimento delle pene per alcuni reati considerati di elevata pericolosità sociale. Più anni di carcere dunque per i casi accertati di voto di scambio, soprattutto se questo fa parte di procedura mafiosa. Stessa sorte per il furto con rapina, ma sono altre le misure che hanno scatenato le polemiche maggiori, procurando uno sciopero di una settimana da parte degli avvocati penalisti, che ritengono in pericolo il corretto svolgimento delle procedure giudiziarie dopo questa riforma appena votata.



E’ soprattutto la prescrizione a scatenare le maggiori polemiche. In Italia le norme sull’oblio nei processi sono tra le più stringenti in Europa e nel mondo, e questo ha portato a stralciare molte posizioni di rilevanza penale. Il termine di prescrizione si allunga dunque di 18 mesi, inserendo nuove cause d’interruzione e dunque aumentando le possibilità di ogni processo di andare a compimento. Una decisione, secondo i penalisti in agitazione, che rischia di entrare in contrasto con le direttive dell’Unione Europea sull’equa durata dei processi, che in Italia rischiano invece di allungarsi ulteriormente, coi tempi della giustizia già messi a dura prova dalle procedure attualmente in corso. Vincolo europeo che non è stato considerato però proprio alla luce di quanto la prescrizione sia stata usata negli ultimi anni dagli avvocati come carta vincente per uscire da processi particolarmente complicati. La questione ora sposta in avanti tutti i termini processuali e bisognerà valutare se ci saranno altre proteste dei professionisti del settore. 



La riforma del processo penale toccherà anche l’esecuzione delle pene carcerarie, con la situazione che sarà valutata a seconda delle caratteristiche di ogni singolo condannato. Si potrà avere maggiore libertà relativamente al reinserimento e alla riabilitazione del condannato, così come si cercherà di snellire il numero di processi giudiziari aumentando la pena pecuniaria in caso di ricorso inammissibile in Cassazione. Proprio la Corte di Cassazione al momento è gravata da circa 80mila ricorsi a livello nazionale, si cerca dunque di evitare che il ricorso diventi un’arma a prescindere e che non venga inoltrato senza cognizione di causa. Inoltre la Procura Generale potrà avocare a se i procedimenti se entro tre mesi il Pubblico Ministero non si pronuncerà riguardo una causa con l’archiviazione oppure con l’eventuale rinvio a giudizio.



Infine, cambierà molto anche sul fronte intercettazioni. Infatti negli ultimi mesi si è molto dibattuto sui diritti delle persone che, pur essendo estranee ai procedimenti giudiziari in corso, rientrano nelle intercettazioni vedendo così violata la propria privacy. La questione sarà risolta con il Pubblico Ministero che sarà chiamato a stralciare tutto ciò che non è pertinente all’inchiesta, comprese le parti di intercettazione che non riguardano le parti in causa. Non si avrà dunque più accesso a informazioni personali che non possono essere utilizzabili a fini processuali. Spetterà al Ministro della Giustizia emanare un decreto, nei prossimi tre mesi, per regolamentare l’utilizzo delle intercettazioni secondo queste nuove norme. Dunque dopo due anni l’approvazione della legge che regola il nuovo processo penale è stata finalmente portata a compimento, ma c’è da scommettere che il dibattito non si sia ancora esaurito, soprattutto alla luce di quella che resta la viva protesta degli avvocati penalisti per la questione prescrizione, dalla quale però sembra a questo punto difficile che il Governo possa tornare indietro.