Da destra e da sinistra si fa una battaglia puramente ideologica, nessuno tiene conto delle vere esigenze degli stranieri, quello che conta è farsi paladini di diritti astratti che vadano contro l’idea di famiglia”. Il professor Gian Carlo Blangiardo, uno dei massimi esperti di studi di carattere socio-demografico, come aveva già scritto su queste pagine, conferma che l’attuale legge sul diritto di cittadinanza funziona talmente bene che “nel 2015 eravamo il paese in Europa con il maggior numero di concessioni di cittadinanza, mentre per quanto riguarda i minori eravamo secondi solo alla Francia”. Per Blangiardo questi dati concreti e reali non li cita nessuno: “A Renzi, come già fatto con le unioni di fatto e le coppie omosessuali, interessa solo sbandierare che il suo è il partito dei diritti, il partito dei giusti, mentre a destra vige il più bieco oscurantismo in nome della paura della sostituzione etnica”. Alla fine, siamo davanti a un altro tassello di distruzione del concetto di famiglia.
Professore, lei ci ha già spiegato che l’attuale legge sul diritto di cittadinanza è una macchina che funziona. Perché c’è tanta frenesia di cambiarla allora?
Rispetto a quanto già scritto sul sussidiario, le posso dare altri dati a conferma di come questa macchina vada bene. Nel 2016 gli stranieri che hanno ottenuto la cittadinanza italiana sono stati 202mila contro i 178mila dell’anno precedente. In quell’anno, il 2015, siamo stati il paese europeo con il maggior numero di riconoscimenti mentre per quanto riguarda il 2015 siamo stati il secondo dopo la Francia con la maggior percentuale di minori che avevano ottenuto la cittadinanza, tutto questo grazie all’articolo 14 della legge 91/1992.
Ricordiamo cosa dice.
E’ l’articolo che determina l’acquisizione della cittadinanza “per trasmissione”: se i genitori sono diventati italiani, automaticamente lo è anche il minore. Nelle percentuali citate prima vanno inseriti anche coloro che hanno ottenuto la cittadinanza dopo il compimento dei 18 anni. Tornando al discorso di prima, per la fine del 2016 avendo aumentato le acquisizioni è probabile che saremo ancora il primo paese d’Europa.
Allora perché buttare via qualcosa che funziona?
I dati ci dicono che dopo un periodo di rodaggio con qualche problematicità e anche con una burocrazia che evidentemente sta cominciando a funzionare molto bene, si ottengono i risultati. Magari si potrà fare qualche aggiustatina, ma buttare via tutto è follia.
Però un motivo ci sarà…
Dietro a questa smania di fare una nuova legge c’è una logica che va contro il concetto di famiglia, sostanzialmente è un ulteriore passo per buttare a mare l’idea di famiglia. La legge in vigore ragiona proprio su questo concetto, la famiglia, quella attualmente in discussione no.
Ci spiega meglio il concetto?
La legge in vigore dice che i figli di genitori albanesi, marocchini o qualsivoglia paese sono anch’essi albanesi, marocchini, eccetera. Poi a 18 anni decidono cosa vogliono diventare. Se invece prima della maggior età i genitori hanno deciso di diventare italiani, anche loro, minori, saranno italiani. Oggi si vogliono figli italiani e genitori marocchini, che senso ha? Porterà solo complicazioni.
Cosa c’è allora dietro alla legge voluta dal Pd?
Sentendo Renzi parlare in televisione, lo sentiamo ripetere che il suo è il partito dei diritti. Così come si è fatto con le unioni civili e le coppie dello stesso sesso, si sottolinea la parola diritto, ma con dietro un’astrazione ideologica. Lo ius soli rientra in questa logica. Tra i diritti c’è quello di avere un bambino con una cittadinanza e i genitori con un’altra? Mi sembra una follia. Entriamo nel campo della doppia cittadinanza, con ulteriori problematiche.
Si vuole inserire anche lo ius culturae, dare la cittadinanza a chi ha frequentato uno o due cicli scolastici.
Si può inserire quello che si vuole, rimane sempre l’anomalia di avere un figlio diverso dai genitori. Un bambino segue la sorte della propria famiglia, invece per legge decidiamo che è diverso. Tra l’altro il bambino fino a 18 anni non va neanche a votare, gli diamo un diritto che di fatto non può esercitare. Vogliamo farlo giocare nella nazionale di pallavolo? Benissimo, la federazione decide che i bambini nati in Italia hanno diritto a giocare in nazionale. Che problema c’è?
Forse un impegno da parte di tutti che nessuno vuole assumersi?
Ci vuole buona volontà e un senso dei diritti veri. Che i bambini sono tutti uguali è un fatto, non dipende dal passaporto.
A destra invece si parla di “sostituzione etnica del popolo italiano”.
Quelle sono le solite cose che dice Salvini. Io non mi aspetto che la casalinga di Voghera, con tutto il rispetto per lei, entri dentro certe problematiche, ma i nostri parlamentari che dovrebbero essere persone di cultura sì. Che almeno i mezzi di comunicazione dicano come stanno le cose, come sono i dati reali e concreti.
Se guardiamo a paesi come la Francia, poi, dove lo ius soli esiste, non si direbbe che gli stranieri di seconda o terza generazione grazie a questo diritto si siano integrati molto bene, visto fenomeni come lo jihadismo, no?
Infatti, la cittadinanza non è il toccasana, deve essere il punto terminale di un percorso che inizia dai permessi iniziali fino alla decisione di diventare italiani. Si vuole sistemare i nati di seconda generazione con un libretto verde, ma non basta: dobbiamo dare loro la certezza di avere le possibilità degli altri bambini, lavorare sul problema dell’integrazione, invece di continuare a vendere fumo.
(Paolo Vites)