Due mesi di sospensione dalla professione e dallo stipendio per Filippo Facci: lo ha deciso l’Ordine dei giornalisti, che ha punito il collega di Libero per aver rivendicato in un suo articolo il diritto a odiare l’Islam e gli islamici. L’articolo, duro nella forma e nella sostanza, fu pubblicato il 28 luglio dello scorso anno sull’onda degli attentati avvenuti in Europa. «Io odio l’Islam, tutti gli islam, gli islamici e la loro religione più schifosa addirittura di tutte le altre, odio il loro odio che è proibito odiare, le loro moschee squallide, la cultura aniconica e la puzza di piedi […]», aveva scritto il giornalista, elencando poi tutto ciò che lo disturba di questa religione. «Odio l’Islam, ma gli islamici non sono un mio problema: qui, in Italia, in Occidente, sono io a essere il loro», concludeva Filippo Facci nel suo editoriale.

Finito sotto inchiesta, Filippo Facci è stato dunque punito dal Consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia. Attraverso il suo profilo Facebook ha confermato la sospensione e commentato: «La sentenza è appellabile, ma due mesi sono tanti». Nessuna retromarcia però: «Ve lo ripropongo, perché ne vado fiero. Aggiornamenti a domani» (clicca qui per visualizzare il post). Sul caso è intervenuto anche Andrea Sallusti sulle colonne de Il Giornale, spiegando lo spirito con cui venne scritto quell’articolo e svelando alcuni particolari sull’autore: «Conosco Filippo Facci e lo stimo, come collega e come intellettuale. È un uomo talmente libero da non aver raccolto quanto il suo talento gli avrebbe permesso accettando solo qualche piccolo e umano compromesso».

Sallusti ne ha descritto la propensione ad infiammarsi, motivo per il quale può piacere a molti lettori, ma non altrettanto a direttori ed editori. «L’odio inteso – nell’articolo è ben spiegato – non come incitamento alla violenza, ma come sentimento contrario a quello dell’amore, “detestare” come opposto di “ammirare”», ha spiegato Sallusti, tirando in ballo Marco Travaglio, che pose il tema del diritto all’odio nei confronti di Silvio Berlusconi. E sostenendo l’importanza della libertà di opinione di un intellettuale, perché non ha pubblicato «una notizia falsa o di fatti e persone specifiche», ma un suo pensiero. Non andrebbe censurato, come avvenuto con «Erri De Luca quando istigò al sabotaggio della Tav».