Ad evitare lo scoppio di una Terza Guerra Mondiale potrebbe essere il giocatore probabilmente più stravagante della storia del basket: Dennis Rodman. L’ex stella dei Chicago Bulls, è arrivato in Corea del Nord guarda caso il 14 giugno, giorno della liberazione da parte di Pyongyang di Otto Warmbier, il ragazzo americano detenuto per oltre un anno e ora rilasciato poiché in gravissime condizioni. Non sono stati in pochi a fare due più due: risaputo che tra Rodman e il leader Kim Jong-un si è sviluppata negli anni una sorta di “amicizia”, è possibile che sia stato proprio l’ex cestista a favorire il rilascio di Warmbier? Quest’ipotesi è stata smentita seccamente dal portavoce della sicurezza nazionale statunitense, Michael Anton, che ha detto alla CNN che Rodman non è in Corea in qualità di rappresentante Usa e che tra i due eventi non c’è alcun nesso. I dubbi, però, sono tornati di nuovo quando è stato diffuso un suo scatto mentre regala al ministro dello sport nordcoreano il libro “Trump: l’arte di fare affari”. Siamo proprio sicuri non ci sia lo zampino di The Donald? (agg. di Dario D’Angelo)
Continua ad agire con metodi dittatoriali il regime di Kim Jong-un in Corea del Nord, tanto che lo spettro di una Terza Guerra Mondiale in reazione alle pratiche del leader nordcoreano potrebbe non essere tanto lontano dal manifestarsi. L’ultima sfida alle regole del vivere civile è rappresentata dall’arresto di un cittadino 61enne, colpevole di essersi recato in Cina dai suoi parenti, che svolgono il lavoro di missionari e di pastori per la Chiesa cristiana. I servizi coreani hanno motivato l’arresto dicendo che “Tutti i viaggiatori nordcoreani che ritornano dalla Cina sono tenuti a segnalare i loro luoghi e dettagli sulle loro attività. Nel caso di Kim, è stato arrestato per spionaggio perché non ha riferito che i suoi parenti sono missionari e che il pastore della chiesa lo ha aiutato (vendendo vestiti usati ai parrocchiani,ndr)”. In Corea del Nord decine di migliaia di cristiani sono incarcerati in orribili campi di concentramento e migliaia sono costretti a nascondere la propria fede anche ai loro familiari. (agg. di Dario D’Angelo)
Il clima da Terza Guerra Mondiale resta acceso tra Stati Uniti e Corea del Nord. E’ stato rimpatriato da Pyongyang Otto Warmbier, lo studente americano di 22 anni che venne arrestato, processato e condannato a 15 anni di prigione per aver strappato un poster di propaganda in un albergo. Tornato con un volo atterrato a Cincinnati, il ragazzo è da mesi in stato vegetativo, e secondo i medici americani non risponde agli stimoli e difficilmente potrà uscire dal coma. Come ci sia caduto, resta un mistero. Otto Warmbier, secondo Pyongyang, è entrato in coma per la reazione di un sonnifero combinato a un attacco di botulismo di cui soffriva. Le analisi dei medici Usa non hanno però trovato tracce di botulino nel corpo dello studente, mettendo così in dubbio la parola delle autorità nordcoreane e sottolineando come ci possano essere delle responsabilità da parte del regime di Pyongyang sullo stato di salute ormai compromesso del ragazzo.
La tensione sale anche tra Corea del Nord e Russia, visto che sarebbe stato individuato il porto dove si trova lo yacht russo sequestrato giovedì scorso. Lo yacht, chiamato Katalexa, si troverebbe, senza dubbio, nel porto di Rajin. Le autorità russe, rappresentate dal ministro consigliere Aleksandr Minaev e l’ambasciatore Aleksandr Matsegora si stanno occupano personalmente della questione per riuscire a riscattare lo yacht e il loro equipaggio. Anche perché, sempre secondo fonti russe, Pyongyang non è riuscita a dare giustificazioni sul perché lo yacht sia stato sequestrato, e in quale zone delle acque nordcoreane si trovasse tanto da giustificare l’azione di sequestro. La russia ha inviato a Rajin il suo console in Corea del Nord, Yuri Bochkarev, per cercare di mettersi in contatto con l’equipaggio del Katalexa ed avere notizie certe sullo stato di salute degli occupanti dello yacht, per poi permettere a ministro e ambasciatore di trattare la liberazione direttamente con Pyongyang.