Il rapporto tra uomo e pets, ovvero cani, gatti ed altri animali domestici, negli ultimi anni è notevolmente cambiato. Anche questi ultimi, infatti, hanno scoperto le gioie della vecchiaia e non è raro vedere coppie di “nonni” sgambettare per i parchi cittadini, dove per “nonni”, sottolinea Guido Guerzoni dell’Università Bocconi in un articolo di oggi di Repubblica, non si intendono solo umani ma anche i loro fedeli amici a quattro zampe. L’allungamento della vita è stato reso possibile grazie ad un miglioramento delle condizioni materiali e ciò ha portato, di conseguenza, anche ad un cambiamento nel rapporto tra uomo-pets, caratterizzato da una maggiore intensità di sentimenti poiché “accomunati dal medesimo destino”. Questo mutamento ha indotto a rendere sempre più umani i rapporti con i nostri animali domestici, spingendo spesso i processi di antropomorfizzazione oltre i confini della ragionevolezza. Ne è un esempio la cura smodata che si ha nei confronti dei nostri pets, tra farmaci ed interventi chirurgici mirati ad allungare sempre di più la nostra convivenza con coloro che sono, di fatto, membri della famiglia al pari degli umani, e talvolta anche di più.
A commentare oggi questa eccessiva umanizzazione che rischia oggi di farci diventare tutti innaturali, è stato Desmond Morris, il 90enne etologo di fama internazionale e che quasi un trentennio fa scrisse “Animal contract – Noi e gli animali, come convivere”. Un decalogo di regole mirate a preservare noi umani e gli altri esseri viventi ma che, a detta dello stesso studioso, sarebbero state disattese.
Intervistato dal quotidiano Repubblica, Desmond Morris ha spiegato come mai questa eccessiva umanizzazione degli animali domestici rischia di diventare innaturale. “Perché in questo modo non riusciamo a comprendere loro e i loro veri bisogni e messaggi”, spiega l’etologo. A sua detta, anche noi umani viviamo in un mondo innaturale rappresentato dalle nostre città, un ambiente per nulla naturale. Così come i pets, dunque, anche gli umani sarebbero dei disadattati. Quale sarebbe, allora, la soluzione? Morris spiega come quello con gli animali domestici sia per noi uno dei pochi contatti veri con la natura ed anche per questo siamo attratti da loro. “Noi umani siamo scimmie nude e quindi sentiamo questa necessità”, spiega, anche se i pets non sarebbero la risposta giusta. “Dovremmo imparare a comprendere loro e il loro mondo per stare tutti meglio”, ha aggiunto. Desmond Morris ha poi commentato anche l’eccessiva umanizzazione dei cani: “Umanizzandoli troppo commettiamo un altro grave e insensibile errore” – spiega – “Pensiamo di fargli del bene ma non è così”. La strada per salvare gli animali e noi stessi, dunque, a sua detta è ancora tutta in salita.