Che ci fosse la mano nordcoreana dietro il Cyberattacco “Wannacry” che alcune settimane fa ha messo in ginocchio i sistemi informatici di tutto il mondo, è una teoria consolidata e perorata da molti osservatori internazionali. Anche la Gran Bretagna però si è recentemente unita al coro, con la BBC che ha comunicato come l’intelligence britannica abbia appena terminato delle relazioni che indicano con buon margine di sicurezza come la Corea del Nord abbia responsabilità evidenti nella diffusione del virus “Wannacry”. La Gran Bretagna ha indagato sull’accaduto anche perché molti servizi, soprattutto in Inghilterra, sono stati coinvolti dal cyberattacco. In particolare il database del sistema nazionale sanitario è stato colpito, con la gestione dei pazienti andata in tilt nei giorni in cui “Wannacry” ha sferrato il suo attacco. Le notizie dell’intelligence britannica collimerebbero dunque con quelle statunitensi, che da tempo incolpano la Corea del Nord per il cyberattacco. (agg. di Fabio Belli)



Se una Terza Guerra Mondiale scoppierà mai, è molto probabile che il casus belli abbia luogo in Siria, dove le superpotenze militari sono a stretto – e pericolosissimo – contatto ogni giorno. Ma è dagli Usa che arriva una notizia importante sul fronte siriano: secondo Foreign Policy, che cita fonti ben informate, dalla Casa Bianca, e dunque con l’avallo del presidente Donald Trump, è stata avanzata l’ipotesi di lanciare una forte offensiva contro il regime di Assad nella parte meridionale della Siria. A spingere per questa soluzione sarebbero stati il responsabile del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca per l’intelligence Ezra Cohen-Watnick e il consigliere del Consiglio di Sicurezza Nazionale sul Medio Oriente Derek Harvey. A rifiutare un approccio del genere è stato il segretario della Difesa statunitense James Mattis, il capo del Pentagono che valuta questa mossa come troppo “rischiosa”.



Detto che l’ipotesi di un nuovo attacco da parte degli Usa sulla Siria è stata respinta e fortemente sconsigliata dal Pentagono, quali sono le motivazioni che spingono l’esperto generale James Mattis a preferire un approccio più cauto sul dossier Assad? Come riferisce Foriegn Policy, c’è da tenere in considerazione l’influenza nella regione dell’Iran, che potrebbe vivere negativamente una nuova offensiva a stelle e strisce. Ma c’è di più: secondo il capo del Pentagono un attacco ad Assad potrebbe provocare una serie di rappresaglie nei confronti dei militari americani in Siria e in Iraq che è bene evitare. In questo momento la preoccupazione principale del Pentagono è quella di guidare la coalizione anti-Isis in terra siriana facendo sì che gli sforzi per scacciare la resistenza jihadista dai centri nei pressi di Raqqa vengano premiati al più presto. 

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