Mentre l’avvocato della famiglia di Emanuela Orlandi avviava la procedura per chiedere la consegna del dossier custodito in Vaticano sulla scomparsa della ragazza, arrivava la risposta della segreteria di Stato. «Per noi il caso è chiuso», la dura e categorica presa di posizione del sostituto per gli affari generali della segreteria monsignor Angelo Becciu, come riportato dal Corriere della Sera. Il fratello della giovane non si è fatto però scoraggiare, tantomeno i suoi avvocati Annamaria Bernardini e Laura Sgrò. Sono le 11 quando il legale deposita l’istanza presso la Segreteria, alla stessa ora monsignor Becciu durante la presentazione di un libro su papa Francesco commenta: «Abbiamo già dato tutti i chiarimenti che ci sono stati richiesti. Non possiamo fare altro che condividere e prendere a cuore la sofferenza dei familiari. Non so se la magistratura italiana ha nuovi elementi, da parte nostra non c’è nulla da dire in più rispetto a quanto detto». Eppure le fonti che confermano l’esistenza di un carteggio segreto sono tante: le loro testimonianze sono emerse durante le indagini sul caso Vatileaks. Becciu non nega in maniera esplicita l’esistenza del dossier, ma sottolinea solo di aver fornito già tutti i chiarimenti richiesti, riferendosi alle risposte fornite alle rogatorie presentate dalla magistratura italiana.
Gli elementi forniti dalla Santa Sede non sono riusciti in realtà a chiarire tutti i misteri sulla sparizione di Emanuela Orlandi, nonostante i pubblici ministeri abbiano fatto emergere il ruolo di diversi prelati. Anche tenendo conto che la giovane è figlia del messo pontificio e quindi è iscritta all’anagrafe della Città del Vaticano, la decisione di negare l’accesso agli atti ai legali della sua famiglia potrebbe dunque aprirsi una questione di diritto internazionale che le gerarchie ecclesiastiche hanno finora provato sempre a evitare. (agg. di Silvana Palazzo)
Dopo 34 anni, il caso di Emanuela Orlandi è tutt’altro che chiuso. Lo dimostrano le ultime mosse della famiglia della 15enne scomparsa misteriosamente il 22 giugno 1983 ma che non ha mai smesso di cercare la verità. I familiari di Emanuela, come fa sapere Corriere.it, hanno deciso di presentare in Vaticano una istanza di accesso agli atti al fine di poter accedere e visionare gli atti conservati dalla segreteria di Stato. Non solo: l’intento finale è quello di ottenere un incontro con il segretario Pietro Parolin per conoscere “in che modo e da chi è stata seguita la vicenda”. Ciò di veramente clamoroso è che per la prima volta, all’interno del documento depositato questa mattina presso la Santa Sede, si parla in modo esplicito di un “dossier” custodito in Vaticano. Della circostanza, l’ennesima misteriosa, legata al caso Orlandi se ne era parlato nel corso del processo Vatileaks ma solo ora è venuta alla ribalta.
Per questo, il fratello della vittima, Pietro Orlando, ha deciso di rivolgersi allo studio dell’avvocato Annamaria Bernardini de Pace chiedendo con forza la riapertura del caso e facendo leva sull’esistenza del presunto dossier dedicato esclusivamente al giallo di Emanuela Orlandi e che potrebbe contenere resoconti di attività inedite almeno fino al 1997. C’è qualcuno che, finora, ha cercato di ostacolare o occultare la verità sul caso? E’ questo che il fratello dell’allora ragazzina intende scoprire.
Nell’istanza presentata dalla famiglia Orlandi si fa riferimento in modo particolare alle fonti che riferiscono dell’esistenza di un dossier presso la segreteria di Stato e che conterrebbe “dettagli anche di natura amministrativa dell’attività svolta dalla segreteria di Stato ai fini del ritrovamento”. Il documento contiene anche l’elenco degli atti già acquisiti dalla procura di Roma anche tramite le rogatorie presso la Santa Sede. Tra queste una acquista grande importanza: è il 22 aprile 1994 quando viene ammesso che “tutta la dolorosa vicenda fu seguita a fondo direttamente dalla segreteria di Stato”. Da qui la necessità da parte del fratello di Emanuela Orlandi di avere un’audizione con Parolin. Ad oggi, come ricorda Corriere.it, il cardinale ha avuto già due colloqui con Pietro Orlandi dai quali però non ci sarebbe stato alcun seguito ai fini del caso sulla scomparsa di Emanuela. La scoperta dei nuovi documenti che potrebbero contenere elementi importanti per chiarire, a distanza di oltre 30 anni, l’emblematico caso, potrebbe contemplare una svolta decisiva.