Dopo la decisione del giudice del Tribunale di Arezzo che ha dato il via alle trascrizioni delle intercettazioni in merito al caso di Martina Rossi, il processo prevede ancora due importanti udienze prima della pausa estiva. La prossima è già in programma per l’8 giugno, mentre la seconda il prossimo 10 luglio. Nella prima, come anticipa il portale ArezzoNotizie.it, sarà affidato dal giudice l’incarico affinché si possa procedere con la traduzione della rogatoria internazionale che riguarda l’interrogatorio della cameriera dell’hotel a Palma de Majorca, nel quale Martina Rossi perse la vita cadendo dal sesto piano. La donna ha sempre sostenuto la tesi del suicidio e proprio su questo aspetto, sostenuto anche dalla difesa dei due aretini indagati, occorrerà fare chiarezza nel corso del processo. La seconda ed ultima udienza prima della pausa estiva è fissata alla metà di luglio, quando invece i riflettori si accenderanno nuovamente sulle intercettazioni trascritte relative alla conversazione tra i due giovani imputati. Due passaggi fondamentali e che anticiperanno il ritorno in aula al prossimo autunno, quando finalmente la famiglia della giovane vittima potrà ottenere la giustizia che auspica e la totale chiarezza su quanto avvenuto nell’agosto del 2011, quando la vacanza della figlia si tramutò in tragedia.



Dopo la falsa partenza, lo scorso martedì si è tornati in aula in occasione del processo sulla morte di Martina Rossi, la giovane studentessa 20enne che nell’agosto 2011 perse la vita mentre si trovava in vacanza a Palma di Majorca. La ragazza cadde dal sesto piano di un hotel e secondo la Procura di Arezzo la morte sarebbe sopraggiunta in seguito alla caduta avvenuta mentre cercava di scavalcare il balcone della stanza nella quale si trovava insieme a due ragazzi, per sfuggire ad un tentativo di stupro. A finire nei guai, incastrati da alcune intercettazioni video e audio, sarebbero proprio i due giovani aretini, Alessandro Albertoni, 25 anni, e Luca Vanneschi, 26 anni, nei confronti dei quali è stato chiesto il rinvio a giudizio per la tentata violenza e la morte (in conseguenza di altro reato) della giovane Martina Rossi. Nell’ultima udienza, il giudice Piergiorgio Ponticelli si è espresso sulla possibilità di utilizzare le intercettazioni dei due indagati. Tali intercettazioni ambientali fanno riferimento alle dichiarazioni tra i due ragazzi aretini risalenti al 2012, anno in cui il caso sulla morte di Martina, archiviato come suicidio in Spagna, fu riaperto a Genova. In quell’occasione i due furono lasciati da soli in una stanza dove erano presenti dei microfoni e delle telecamere nascoste e qui si espressero liberamente sulla morte della studentessa facendo emergere per la prima volta particolari inediti e che avanzavano il presunto tentativo di violenza sessuale.



Come rivela Arezzonotizie.it, nel corso della nuova udienza presso il Tribunale di Arezzo, la difesa dei due indagati ha avanzato due eccezioni, una delle quali sarebbe però stata respinta dal giudice. La prima, avanzata dall’avvocato Buricchi, difensore di uno dei ragazzi, ha a che fare con l’inutilizzabilità delle intercettazioni a carico di Alessandro e Luca, istanza tuttavia respinta dal gup che ha invece acconsentito all’uso delle intercettazioni affidando così l’incarico per la loro trascrizione. La seconda eccezione sarebbe stata solo anticipata ma quasi certamente verrà presentata nella prossima udienza dall’altro legale della difesa, l’avvocato Baroni ed è relativa alla richiesta al giudice di prendere in esame il fatto che sulla morte di Martina Rossi si sia già compiuto un processo in Spagna dove il caso è stato bollato come suicidio, e per questa ragione sarebbe superfluo un ulteriore procedimento anche nel nostro Paese. A tal proposito, dunque, sarà necessaria la traduzione dallo spagnolo delle sentenze di archiviazione depositate dall’avvocato Baroni. Nel caso in cui la seconda eccezione dovesse trovare d’accordo il giudice del Tribunale di Arezzo, allora il processo sulla morte di Martina Rossi verrebbe interrotto in quanto non avrebbe più motivo per andare avanti. Una eventualità auspicata dalla difesa dei due giovani indagati ma che invece si scontrerebbe con il desiderio della famiglia della vittima, intenzionata a fare chiarezza in modo definitivo sulla misteriosa morte della loro cara.

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