Il padre di Luca Varani, Giuseppe, ha commentato a Radio 24 la notizia del suicidio in carcere di Marco Prato esprimendo “dispiacere, non dolore. Quello è per mio figlio e non si cambia per nessuno. Dispiacere per un ragazzo morto in quel modo. Non lo merita nemmeno il peggior delinquente del mondo”. Quando si è tornati a parlare del ruolo di Prato e di Manuel Foffo rispetto all’omicidio del figlio, però, Giuseppe Varani non ha vacillato:”I due hanno fatto sempre scaricabarile. Luca è stato solo una vittima, dall’inizio hanno partecipato tutti e due. Sono colpevoli tutti e due”, ha detto. Ancora più straziante la reazione della mamma di Luca Varani che, come dichiarato a La Repubblica da Vincenzo Mastronardi, consulente legale della famiglia, “appresa stamattina la notizia del suicidio di Marco Prato, ha pianto”. (agg. di Dario D’Angelo)



La morte di Marco Prato, il pr romano che insieme a Manuel Foffo era accusato di aver seviziato e ucciso Luca Varani dopo un festino a base di alcool e droga, si è suicidato questa notte dopo aver lasciato una lettera in cui si definiva innocente. Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, e Maurizio Somma, Segretario Nazionale Sappe per il Lazio, in una dichiarazione hanno definito l’accaduto una “una sconfitta per lo Stato e per l’intera comunità”. Ma è leggendo la nota della Sappe, il sindacato della Polizia Penitenziaria – che vuole essere una sorta di denuncia per lo stato attuale delle carceri – che emergono i dettagli del suicidio:”Il fatto che Prato sia morto inalando il gas dalla bomboletta che tutti i reclusi legittimamente detengono per cucinarsi e riscaldarsi cibi e bevande, come prevede il regolamento penitenziario, deve fare seriamente riflettere sulle modalità di utilizzo e di possesso di questi oggetti nelle celle”. (agg. di Dario D’Angelo)



Prima di togliersi la vita, Marco Prato ha scritto la sua dichiarazione d’innocenza per l’omicidio di Luca Varani:”Non ce la faccio a reggere l’assedio mediatico che ruota attorno a questa vicenda. Io sono innocente”. Ma se per qualcuno il suicidio di Prato rappresenta un fatto sorprendente, lo stesso non si può dire per il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, che scrive:”Nessuna sorpresa per un suicidio per molti versi annunciato. Già nello scorso anno il Garante nazionale era intervenuto per riportarlo a Regina Coeli, alla luce del fatto – a tutti noto e in particolare all’Amministrazione penitenziaria – che la cosiddetta “Articolazione psichiatrica” dell’Istituto di Velletri è inesistente e che là una persona che già aveva nel passato tentato il suicidio avrebbe avuto minore assistenza di quella garantita nell’Istituto romano”.



La richiesta di riportare Prato al Regina Coeli per favorire l’ambientamento del detenuto, però, è rimasta inascoltata:”Il positivo percorso trattamentale è stato usato come pretesto per il trasferimento in una situazione di peggiori condizioni. Al di là di rassicurazioni informali e generiche, nessuna di queste autorità responsabili ha voluto recedere dalla posizione presa, nonostante l’indicazione dell’inadeguatezza della collocazione a Velletri e del rischio suicidario ancora esistente. In ciò ignorando anche le indicazioni del Ministro formulate proprio per ridurre il rischio di suicidio, nonché le indicazioni europee circa il dovere di consultazione del detenuto prima di procedere al suo trasferimento”. (agg. di Dario D’Angelo)

Le ultime novità sul suicidio di Marco Prato arrivano dalla Procura di Velletri, colta come tutti di sorpresa per la morte in cella dell’accusato principale nell’omicidio di Luca Varani. Si procede ora per istigazione al suicidio, è questa la prima indagine avviata dalla Procura appena conosciute la cause della morte in carcere del giovane ex Pr: il procedimento per ora è volto contro ignoti ma non è escluso ovviamente che l’indagine nei prossimi giorni possa andare a verificare se lo stato stesso di detenzione di Prato fosse compatibile con le condizioni psicofisiche del ragazzo accusato di aver violentato e brutalmente ucciso Luca Varani. Mercoledì è stata confermata l’autopsia sul corpo dell’ex pr dei festini romani. (agg. di Niccolò Magnani)

Il suicidio di Marco Prato ha sconvolto ancora una volta la vicenda lugubre e orribile del caso-Varani: i genitori di Luca e il papà dello stesso Marco, sono le vere vittime assieme a Luca Varani. Il dolore riacutizzato dopo la notizia del suicidio in carcere del principale responsabile, ancora sotto processo (domani cominciava la prima udienza con rito ordinario) per l’abominevole festino con trenta coltellate al povero corpo di Varani. L’avvocato della famiglia di Luca punta il dito però contro lo stesso Prato, dicendosi sicuro che non si sia suicidato perché pentito dall’atto commesso: «La morte di Marco Prato è una tragedia nella tragedia e mi riferisco al povero Luca e ai suoi genitori. Non penso che Prato si sia tolto la vita per rimorso o pentimento. Da quel punto di vista nè lui nè Manuel Foffo si sono comportati bene con i genitori di Luca», – ha proseguito l’avvocato Cassiani.

Secondo il legale alla base del suicidio ci sarebbero più fattori, come la lunga detenzione e l’attesa estenuante di un processo che non voleva saperne di cominciare. «Pesano i due rinvii per lo sciopero degli avvocati quando si sarebbe potuto chiudere in fretta optando per il rito abbreviato, come ha fatto l’altro imputato, e soprattutto il fatto che in udienza avrebbe deposto, su citazione della procura, lo stesso Foffo, che avrebbe scaricato sull’ex amico ogni responsabilità», conclude in una nota l’avvocato della famiglia Varani. (agg. di Niccolò Magnani)

Nuovo clamoroso capitolo nell’orrenda vicenda dell’omicidio Varani: Marco Prato si è suicidato in cella questa notte, il detenuto accusato di aver drogato, violentato e accoltellato il giovane ragazzo romano dopo un festino hard a base di droga e alcol. Il delitto di Luca Varani aveva già visto l’accusa con rito abbreviato e condanna finale a 30 anni di Manuel Foffo, che avrebbe aiutato Marco Prato a compiere l’orrendo omicidio, mentre lo stesso Prato era alla vigilia del lungo processo, visto che aveva scelto il rito ordinario. Ma non ci arriverà, visto che si è suicidato in cella nel carcere di Velletri dove era detenuto da un anno: domani mattina si sarebbe tenuta l’udienza del processo. Come racconta La Stampa, l’ex Pr dei festini gay romani è stato trovato con un sacchetto di plastica in testa, morto senza neanche che il compagno di cella si accorgesse di niente (o almeno così ha detto ai secondini durante il giro di ispezione di questa prima mattina). Il 31enne ha lasciato una lettera in cui spiega i motivi del gesto: stando alle prime informazioni filtrate dalla magistratura, si è suicidato per “le menzogne dette sul mio conto e per la troppa attenzione dei media subita in questto anno”. Ora ci sarà l’autopsia per capire cosa sia davvero successo, ma intanto il processo per l’omicidio di Luca si ferma definitivamente con l’esito che tutti purtroppo hanno perso in questa lugubre e triste vicenda. (agg. di Niccolò Magnani)

E chissà che tra le menzogne denunciate da Marco Prato, trovato morto suicida in cella, non ci siano anche quelle di Manuel Foffo, il giovane che insieme a lui è accusato di aver torturato e ucciso Luca Varani nell’appartamento del Collatino di Roma. Nel primo interrogatorio davanti al pm, nel carcere di Regina Coeli, come riporta l’Ansa, Marco Prato si era infatti difeso a spada tratta da tutte le accuse:”Ha fatto tutto Manuel Foffo, io non ho potuto impedirglielo perché ero anche stordito dalla droga e dall’alcol. Il suo è stato un raptus violento ed io sono rimasto bloccato anche perché lo amo e sono succube della sua personalità”. Un racconto, quello di Prato, che ancora oggi desta orrore e sgomento:”Avevo contattato io Varani – ha raccontato al pm Francesco Scavo – perché con Manuel avevamo deciso di mettere in atto un gioco erotico e una violenza sessuale. E’ stato Foffo a somministrare a Luca l’Alcover (uno psicofarmaco) in un cocktail. Poi lo ha aggredito in modo violento. Io non ho reagito perché ho avuto paura anche per la mia incolumità. Manuel si è comportato in maniera assurda”.