E’ ancora lutto cittadini a Canicattì per la morte di Marco Vinci, il ragazzo di 22 anni ucciso a coltellate per aver difeso una sua amica. Un omicidio “inumano” come lo ha definito il vicario del paese siciliano in presenza della comunità e che assume contorni ancora più tragici alla luce della ricostruzione dei fatti. La testimone presente al momento della lite fra Marco Vinci e Daniele Lodato, ha infatti sottolineato come tutto sia partito da avance spinte dirette dal presunto killer. La 38enne e insegnante delle elementari sarebbe rientrata infatti nelle mire di Lodato mentre entrava ed usciva da un locale sito nella piazza cittadina, la stessa in cui è stato ritrovato più tardi il corpo della vittima.



Stando alla sua dichiarazione, riportata da Il Gazzettino, sembra che il botta e risposta fra la maestra e Daniele Lodato abbia attirato l’attenzione dei sei amici con cui si trovava la donna, fra cui si trovava anche il 22enne. E’ stato proprio lui ad avvicinarsi all’uomo ed a richiedere che terminasse le offese verso l’amica, ma in quel momento “sembrava che la cosa fosse finita lì”. E invece non è stato così. Daniele Lodato si sarebbe infatti allontanato per recuperare il coltello, per poi aspettare Marco Vinci all’esterno del locale. Scattata subito la lite, in pochi minuti il giovane agricoltore è stato ucciso con pochi fendenti, che lo hanno lasciato in un lago di sangue. “Mi ha mancato di rispetto”, avrebbe detto Lodato, un volto conosciuto alle forze dell’Ordine di Canicattì per spaccio e rapina. Lo stesso rispetto che, tuttavia, non è stato riservato alla fine al ragazzo siciliano. 

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