Il processo sul duplice delitto di Pordenone nel quale persero la vita i fidanzati, Trifone e Teresa, si avvia verso la sua conclusione, sebbene la sentenza potrebbe giungere solo entro il prossimo ottobre. Unico imputato è il 27enne Giosuè Ruotolo, scagionato da una presunta impronta palmare rinvenuta sul parabrezza dell’auto della Costanza e nella quale sono stati uccisi i due giovani. Un’impronta che non apparterrebbe a Ruotolo sebbene per la criminologa Roberta Bruzzone proprio lui sarebbe stato sulla scena del crimine. E’ quanto emerso dalle sue parole riportate sull’ultimo numero del settimanale Giallo, nel quale la criminologa evidenzia come la consulenza difensiva sulle telecamere in realtà abbia confermato la ricostruzione effettuata dai consulenti della procura. Nello specifico, spiega la Bruzzone, il consulente dell’imputato ha tentato di dimostrare come la macchina di Ruotolo si fosse allontanata dalla scena del crimine prima del delitto di Trifone e Teresa, ma è poi stato smentito dal controesame del pm e degli avvocati di parte civile. Al momento dell’agguato, a loro detta, l’auto di Giosuè si trovava precisamente in quel parcheggio, dunque sulla scena del crimine. “A mio avviso il processo può ormai considerarsi concluso”, ha chiosato la Bruzzone. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
Ancora un colpo di scena nelle indagini sull’omicidio di Teresa Costanza e Trifone Ragone, trovati morti ormai più di due anni fa presso il palasport di Pordenone, nel parcheggio della struttura. Il sospettato numero uno, Giosuè Ruotolo, risulterebbe scagionato dalla rilevazione di un’impronta palmare sul parabrezza della Suzuki Alto dove i due sono stati ritrovati morti il 15 marzo del 2017. Ruotolo, militare originario della Campania, è stato per tutto questo tempo l’unico indiziato per la morte di Trifone e Teresa. A escludere che l’impronta palmare sulla macchina appartenesse a Giosuè sono stati Alessandro Dessì e Giorgio Avvantaggiato dei RIS di Parma, due dei massimi esperti in materia, considerando che Avvantaggiato è salito alla ribalta delle cronache per aver individuato i minuscoli filamenti che attestavano come Yara Gambirasio fosse salita sul furgone di Massimo Bossetti prima di essere assassinata.
Dunque i RIS di Parma hanno emesso il loro verdetto, escludendo inequivocabilmente come l’impronta palmare sulla macchina di Trifone e Teresa possa appartenere a Giosuè Ruotolo. I due sono morti per cinque colpi di pistola fatti esplodere da distanza ravvicinata e, nel farlo, l’assassino avrebbe poggiato la mano sul parabrezza della Suzuki Alto, lasciando così la sua impronta. Roberto Rigoni Stern, secondo quanto riporta il sito del quotidiano “Il Giorno”, ha affermato di ritenere decisivo questo indizio, che fa crollare a suo avviso il debole castello accusatorio fatto di molte supposizioni ma di nessuna prova schiacciante contro Giosuè Ruotolo. Ora bisognerà capire come la Procura accoglierà queste prove, ma l’impronta di una terza persona sull’automobile di Trifone e Teresa apre uno scenario inaspettato per l’indagine, e dunque potrebbe esserci un nuovo sospettato che farebbe distogliere le luci dei riflettori da Ruotolo, da più parti indicato nel corso di questi due anni come l’unico possibile assassino della coppia.