A dispetto di quanto sperato e chiesto dal pm Giorgio Falcone, il giudice del primo grado che si è espresso ieri sulla sentenza di condanna per il delitto di Isabella Noventa ha ritenuto sufficienti 30 anni di carcere per i due fratelli Sorgato e quasi 17 per la Cacco. Una sentenza che ha deluso non poco l’ex marito della segretaria uccisa oltre un anno fa ma che ha spinto le difese degli imputati ad annunciare già da ora il futuro ricorso al secondo grado, come c’era da attendersi. Ricordiamo che le tre difese avevano tutte chiesto l’assoluzione per i loro assistiti. Dopo la sentenza di ieri sera, come riporta BlitzQuotidiano.it, non si è fatto attendere il commento degli avvocati Massimo Malipiero e Giuseppe Pavan, difensori di Freddy Sorgato, i quali hanno dichiarato: “E’ un primo passo importante verso l’appello, aspetteremo le motivazioni e poi ci muoveremo di conseguenza”. A preannunciare il ricorso in appello anche il legale difensore della tabaccaia Manuela Cacco, avvocato Alessandro Menegazzo.
Quello di Isabella Noventa, nonostante l’arrivo della sentenza, continua a rappresentare ancora oggi un delitto incomprensibile e che lascia un enorme vuoto, come ribadito da oltre un anno dal fratello Paolo Noventa, ovvero il corpo mai trovato della vittima. Su questo aspetto nessuno dei tre imputati si è voluto mai esporre, portando così a logorare letteralmente la famiglia della segretaria, ed in particolare l’anziana e malata madre Ofelia. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
Nella serata di ieri è giunto l’atteso verdetto in merito al processo per il delitto di Isabella Noventa, al termine del processo di primo grado con rito abbreviato a carico di Freddy e Debora Sorgato e della tabaccaia Manuela Cacco. Il massimo della pena previsto dal procedimento, ovvero 30 anni, è stato assegnato ai fratelli Sorgato (per i quali il pm aveva chiesto l’ergastolo), mentre confermata la condanna a 16 anni e 10 mesi alla Cacco (due mesi in più rispetto a quanto chiesto dal pm Falcone). E’ questa la decisione alla quale è giunta, dopo 6 ore di camera di consiglio, il giudice Tecla Cesaro. Stando a quanto riporta PadovaOggi.it, ai familiari stretti della vittima è stato riconosciuto anche un risarcimento di 800 mila euro come anticipo e suddiviso tra l’anziana e malata madre Ofelia, il fratello Paolo Noventa, la cognata Maria Cristina e i nipoti, mentre all’ex marito Piero Gasparini sarebbe stato assegnato un risarcimento definitivo pari a 100 mila euro, ovvero alla richiesta che era stata avanzata dal suo legale, l’avvocato Ernesto De Toni.
Deluso l’ex marito di Isabella Noventa che, dopo la sentenza, ha commentato: “Onestamente pensavo venisse accolta la richiesta del pm”. Il fratello Paolo ha invece esortato ancora una volta i tre imputati a dire la verità sul corpo della donna, dichiarando: “Cambia poco se staranno in galera 30 anni o per sempre. Noi vogliamo il corpo di Isabella”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
30 anni per Freddy e Debora Sorgato per l’omicidio di Isabella Noventa, mentre 16 anni e 10 mesi a Manuela Cacco. Questo è il verdetto con cui i giudici hanno comminato la condanna ail trio diabolico. Niente ergastolo quindi per l’ex fidanzato della vittima, considerato ipoteticamente l’ideatore dell’omicidio della segretaria di Albignasego. Stessa sorte anche per la sorella, considerata colei che ha aiutato Freddy a disfarsi del corpo di Isabella Noventa e che invece Manuela Cacco aveva indicato come esecutrice materiale del delitto.
La richiesta del pm Giorgio Falcone è stata invece accolta per quanto riguarda la posizione della tabaccaia, che prese parte alla messinscena sulla scomparsa della vittima. La sera dell’omicidio di Isabella, la Cacco aveva infatti indossato il suo piumino bianco per passeggiare in prossimità di piazza Insurrezione a Padova, per far figurare che la donna, a quell’ora già morta, fosse ancora viva.
Il giudice Tecla Cesaro non ha creduto quindi alla versione di Freddy Sorgato, che fin dall’inizio si era auto-attribuito l’omicidio di Isabella Noventa. La morte della donna, secondo la sua dichiarazione, era avvenuta durante un gioco erotico finito in tragedia. Non è ancora emerso invece dove sia stato sepolto il corpo di Isabella, oppure se sia stato gettato in un cassonetto o altrove come ipotizzato nelle fasi iniziali delle indagini. Anche la versione di Debora Sorgato è stata giudicata inattendibile: la donna aveva riferito agli inquirenti di trovarasi a casa al momento del delitto di Isabella Noventa.
L’unica che ha potuto usufruire di un parziale sconto è stata alla fine Manuela Cacco, per via della sua collaborazione nelle indagini e per la confessione resa spontaneamente. Secondo la tabaccaia, sottolinea Il Fatto Quotidiano, Debora Sorgato avrebbe ucciso la segretaria con un colpo di mazzetta, per poi strangolarla. Il suo corpo sarebbe stato gettato poi nel fiume o in un altro luogo. Una ricostruzione che durante le indagini è stata confermata dalle telecamere presenti nelle strade adiacenti alla villetta degli orrori.