Ad un anno di distanza dalla morte di Chiara Corbella, la 28enne morta per un carcinoma alla lingua, il marito Enrico Petrillo ha voluto ricordarla e sottolineare il percorso di vita che hanno potuto realizzare insieme. Un’esistenza fatta di difficoltà e culminata in tragedia, ma alimentata dalla forte fede di Chiara. Lo sottolinea ad Aleteia proprio Enrico, durante una recente intervista, partendo fin dall’inizio, da quell’incontro fra Chiara bambina ed il Signore. Fin da quando aveva quattro anni, la ragazza frequentava infatti insieme alla madre gli incontri di Rinnovamento dello Spirito. Una base di quella che è poi stato il percorso spirituale di Chiara Corbella, “il suo imprinting” come lo definisce il marito. “Le ha insegnato ad avere una relazione semplice e diretta con il Signore”, prosegue, “il percorso di fede è cresciuto anche grazie ai frati di Assisi. Una presenza importante soprattutto durante il fidanzamento fra i due giovani.
“Abbiamo pianto tanto insieme, ma sinceramente non abbiamo mai vissuto il momento del rifiuto della croce”, afferma in seguito, ricordando di quante volte nella vita coniugale si siano imbattuti in difficoltà importanti. Non si tratta solo della malattia che ha colpito Chiara Corbella, anche se non le ha lasciato scampo. E’ la circostanza in cui lo scopre ad essere particolare, dato che avviene quando era incinta di cinque mesi. Una gravidanza sofferta e desiderata, che segue la nascita di Maria Grazia Letizia, la prima bambina della coppia e morta appena mezzora dopo il parto. Un evento che si ripete anche con il secondo figlio, Davide Giovanni, nato senza gambe e con malformazioni che non gli permettono di continuare a vivere.
Eppure Chiara Corbella ed Enrico continuano a perseguire la strada dell’amore, fino alla nascita del piccolo Francesco. Un bimbo sano, felice e sorridente. Ma questa volta a scoprire una malattia è proprio Chiara, costretta ad iniziare le cure solo dopo la nascita del bambino per evitare di danneggiare la sua piccola vita. “Dio ti manda delle cose da accogliere perché sa che te lo può chiedere”, sottolinea Enrico, “Lui vuole il tuo bene, non ti dà una croce per schiacciarti ma per farti aprire ad altro, a qualcosa che non immagini”.