Christian Belotti, 21 anni, Bergamasco di Mapello, è morto annegato. Si era buttato nel Ticino per sfuggire alla calura. Forse. O forse è caduto nell’acqua, non si sa bene. Quel che è certo è che stava partecipando a un rave party, una di quelle feste — se così si possono chiamare — dove tutto è permesso. Quando si è diffusa la notizia della morte di Christian, perfino i partecipanti al party sono rimasti scossi. Almeno un po’. Tanto che lì per lì hanno pensato di chiudere la festa. Ma poi c’era altra gente che stava arrivando, che vuoi fare, li rimandi a casa solo perché un tizio si è ammazzato? La festa è continuata. The show must go on, of course.



Leggo di Christian, e mi vengono in mente due cose.

Una è Occidentalis karma. La canterellava l’altra sera un mio nipotino, quattro anni, storpiando le parole di cui ovviamente non capisce un accidente. Ma due si distinguevano, chiarissime: “panta rei“. Panta rei, tutto scorre. Le cose cambiano, nascono, muoiono, si trasformano, spariscono, che vuoi farci? Che cos’è un essere umano? “Un giorno siamo nati, un giorno moriremo, lo stesso giorno, lo stesso istante, non vi basta? — annota splendidamente il sommo Beckett, Aspettando Godot —. Partoriscono a cavallo di una tomba, il giorno splende un istante, e poi è di nuovo la notte”. Emanuele Severino lo spiega da più di mezzo secolo: se le cose vengono dal niente e nel niente ritornano, che cosa sono? Niente. Vale la pena inquietarsi, fermare una festa, perché quel che era niente è tornato al niente da cui è venuto? “Chi vuol esser lieto sia — cioè continuate a ballare, chioserebbe il Magnifico — di doman non c’è certezza”.



L’altra è il Vangelo di ieri. “Anche i capelli sul vostro capo sono contati”, dice Gesù. Un’affermazione che mi ha sempre affascinato. Vuol dire — io almeno la capisco così — che niente, niente va perduto. Gesù sta cercando di spiegare agli zucconi che ha davanti — compresi me e Severino e Beckett e il Magnifico Lorenzo — che le cose non vengono dal niente e vanno nel niente: vengono dall’Essere e all’Essere sono destinate. Se io esisto, se Severino, se Christian Belotti esistono, se ogni singolo capello sulla mia testa esiste, è perché Dio li pensa. E Dio che li pensa è eterno, è fuori dal tempo, è da sempre e per sempre. E allora io, Christian Belotti, Emanuele Severino, ogni singolo capello della mia testa, esistiamo da sempre e per sempre. Certo, compariamo sulla scena del mondo in un momento del tempo, e in un altro momento scompariamo. Ma scompariamo dalla scena del mondo, non dalla realtà. Altro che panta rei, tutto scorre: tutto permane.



E quando scompariamo dalla scena del mondo raggiungiamo il palcoscenico dove è in atto la festa vera, non la festa della malinconia perché tutto scorre, la festa dell’esultanza perché tutto è per sempre. Dove i santi esultano per ogni nuovo arrivato. Anche per Christian. Buona festa, Christian.