Da vent’anni, da quando la principessa Diana morì nel tragico incidente automobilistico a Parigi insieme al suo compagno del momento nell’agosto 1997, le storie, i libri, i film, le serie televisive e le supposizioni su questa tragica figura di donna si sono accumulate esponenzialmente. Nessuno saprà mai la verità effettiva, il vero dietro le quinte. Dovremmo accontentarci di una mezza verità che comunque non spiega a fondo ogni retroscena, e cioè che Carlo sposò di malavoglia Diana perché da sempre innamorato della duchessa Camilla Parker Bowles, già sposata, e che Diana avrebbe sofferto la solitudine tanto da gettarsi nelle braccia di chiunque le mostrasse interesse (si è parlato anche di uno stalliere della casa reale). Adesso in occasione del trentennale esce l’ennesimo libro sul triangolo reale, “The duchess, the untold story”, della scrittrice Penny Junior considerata una delle più attendibili conoscenti di affari della casa reale inglese. Secondo quanto si legge, Diana già nel 1986 e già madre di William ed Henry, si accorse delle attenzioni che il marito Carlo dedicava a Camilla e viceversa.



Ma, sempre secondo quanto si legge, invece di prendersela col marito, si infuriò con la rivale in amore fino a mandarle minacce di morte. Episodi come telefonate in piena notte da parte di Diana: “Ho mandato qualcuno a ucciderti. Sono fuori dal tuo giardino. Guarda fuori dalla finestra, li vedi?”. La cosa sarebbe andata avanti per anni, con minacce e violenze verbali della tenera principessa, che ribaltano un po’ il quadro della faccenda. Non più moglie abbandonata, ma moglie gelosa e pronta ad affilare i coltelli. Nel libro si legge che William ed Henry erano al corrente della situazione e della relazione tra il padre e Camilla, e così i figli della duchessa che pensavano però a “un caro amico” di famiglia.



Non è la prima volta che la scrittrice si occupa del caso, già cinque anni fa aveva pubblicato il libro “Born to be King” dedicato al principe William, in cui insinuava che Diana soffrisse di malattie mentali, avesse un carattere manipolatorio, auto indulgente e soprattutto gelosa. In un certo senso, spiegò, Diana voleva ricreare le condizioni difficili in cui era cresciuta. Il libro fu ovviamente ferocemente criticato, ma qualcosa di vero dovrebbe esserci: la madre di Diana aveva perso un figlio ancora piccolo e subito le violenze del marito, fuggendo con l’amante, quando lei aveva sei anni. Un ambiente familiare non certo sano in cui crescere.



Sarà dunque tutto vero? E se anche lo fosse cosa cambierebbe per una donna morta ormai vent’anni fa che se non fosse stata moglie dell’erede al trono del Regno Unito nessuno avrebbe mai preso in considerazione? Da qui alla fine di agosto, quando si verificò l’incidente, c’è ancora tempo per un paio di libri “piccanti”, coraggio.