La polizia di Stato di Catanzaro ed il Servizio Centrale Operativo di Roma hanno eseguito nove provvedimenti emessi dalla locale Procura della Repubblica – D.D.A., per associazione di stampo mafioso, estorsione a carico di esercizi commerciali ed imprenditori operanti nella città di Lamezia Terme. L’operazione si è svolta nelle prime ore della mattinata di oggi, mercoledì 28 giugno 2017, nell’ambito dell’operazione denominata “Filo Rosso”, partita per punire i responsabili di alcuni atti intimidatori consistiti nel posizionamento di bottiglie incendiarie nei pressi delle attività commerciali e danneggiamenti con l´utilizzo di ordigni esplosivi nonché di numerosi episodi di spaccio di sostanze stupefacenti di ogni genere. L’attività investigativa è stata condotta dal Servizio Centrale Operativo, dalla Squadra Mobile di Catanzaro e dal Commissariato di P.S. di Lamezia Terme, coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro e cioè dal Procuratore Aggiunto Dr. Giovanni Bombardieri e del P.M. Dr. Elio Romano, con la supervisione del Procuratore Capo Dr. Nicola Gratteri. Le indagini hanno permesso di accertare che alcuni soggetti, già colpiti da provvedimenti giudiziari per affiliazione alla cosca Giampà e tornati n libertà dopo l´espiazione delle condanne riportate a seguito delle operazioni “Medusa e Perseo” o attualmente sottoposti a misure cautelari alternative alla detenzione, si stavano riattivando per reimporre la loro influenza criminale nelle zone controllate dalla cosca. Gli investigatori si sono concentrati in particolare su 2 soggetti che era coadiuvati da Saverio Giampà, uscito dal carcere per fine pena nell´ottobre 2016: i due erano sottoposti rispettivamente agli arresti domiciliari e alla Sorveglianza Speciale con obbligo di firma e obbligo di soggiorno nel comune di residenza, ma continuavano a svolgere le loro attività criminali.
Attraverso le indagini, è emerso che il gruppo vantava una notevole forza d’intimidazione. Le vittime erano piccoli esercizi commerciali ma anche grosse aziende (un macellaio, un bar, un ristorante, un supermercato): tutti erano sottoposti a diverse forme di vessazione estorsiva, dalle dazioni forzose di merce di poco valore alla richiesta periodica di somme anche importanti in una logica di controllo serrato del territorio da parte del sodalizio. Gli arrestati avrebbero anche fatto esplodere una bottiglia incendiaria e un ordigno artigianale nei pressi del cancello d’ingresso del cantiere dove si sta costruendo il nuovo palazzetto dello sport di Via del Progresso, quartiere storicamente appannaggio della consorteria: lo scopo era quello di costringere la ditta impegnata nei lavori a cedere alle richieste estorsive. L’attività della cosca Giampà, stando a quanto emerso dalle indagini, si svolgeva in contrapposizione a quella della cosca Torcasio, recentemente colpita da altro provvedimento della DDA di Catanzaro. Ai Torcasio era stato sequestrato un carico di armi e ciò aveva messo in fibrillazione i Giampà, che per timore avevano deciso di armarsi anche loro. la rivalità con i Torcasio non ha però impedito frizioni interne: dopo l’esplosione di un ordigno piazzato davanti a casa di Saverio Giampà, un personaggio legato a doppio filo ai Notarianni è stato ferocemente pestato proprio da Giampà e da un altro soggetto arrestato oggi.