Nella giornata di festa per i Santi Pietro e Paolo si è rinnovata la tradizione dell’Obolo di San Pietro, antichissima che fino ad oggi arriva per celebrare l’atto di solidarietà della Chiesa verso il prossimo, proprio come alle origini del cristianesimo. La colletta, conosciuta come Giornata per la Carità del Papa, rimane uno dei punti cardine per raccogliere fondi e aiuti concreti per chi davvero ne ha bisogno: la colletta in questi giorni di Festa patronale proprio peri Santo Apostolo si fa dunque presente in tutte le chiese romane, come spiega il sostituto della Segreteria di Stato in Vaticano, Mons. Giovanni Angelo Becciu.



L’Obolo è ancora attuale per «offrire un sostegno materiale a chi vive per annunciare il Vangelo, quindi alle necessità dell’apostolato, comprese anche le attività della Santa Sede», ma è altrettanto viva oggi come tradizione per un secondo ordine di motivi, spiegato sempre da Becciu all’AgenSir: «prendersi cura dei più bisognosi, che purtroppo non mancano mai, non solo vicino a noi, ma anche in tanti contesti di sofferenza, spesso dimenticati». Essere “donatori” dell’Obolo per la chiesa di Roma significa essere un cittadino globale con una “solidarietà senza confini”. (agg. di Niccolò Magnani)



Nella giornata di oggi ricorre la celebrazione di San Pietro e Paolo, i padri fondatori della Chiesa cattolica nonché coloro che per primi diffusero il Vangelo a tutti i popoli. Sa Pietro, uno dei primi apostoli di Gesù sacrificò la sua intera esistenza per seguire il Messia. Per lui, fu ucciso sulla croce a testa in giù a Roma e seppellito nella Basilica in Vaticano. Anche San Paolo fu uno dei martiri che trovò la morte a Roma nel medesimo periodo del suo fratello spirituale. Ma perché i due Santi vengono celebrati insieme? A spiegare cosa accomunasse San Pietro e Paolo, pur non conoscendosi, fu Papa Giovanni Paolo II. Gesù ad entrambi aveva cambiato nome: “A Simone ha dato quello di Cefa, cioè roccia, da cui Pietro, a Saulo il nome di Paolo, che significa piccolo”. Non solo: entrambi furono detentori di un primato importantissimo in quanto Pietro era il predestinato a costruire la prima comunità di cristiani a Gerusalemme, mentre Paolo ad annunciare la parola e a testimoniare il Vangelo anche ai “Gentili”, ovvero a coloro che non erano di origine ebraica. A festeggiarli, oggi, non sarà solo Roma ma anche diverse località del Salento, da Otranto a Galatina, salendo per il resto della Puglia, fino a Monopoli. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



In Piazza San Pietro Papa Francesco ha celebrato la Santa Messa per commemorare i due santi patroni della città, Pietro e Paolo: nell’occasione, l’omelia a braccio ha toccato numerosi punti importanti, in un giorno non facile per la Chiesa dopo le ultime accuse di pedofilia con l’incriminazioni del cardinale Pell. «Quanto è urgente nella Chiesa avere maestri di preghiera, ma prima di tutto essere uomini e donne di preghiera, che vivono la preghiera!», lo ha detto nella prima parte dell’omelia il Papa, ricordando come i Santi Pietro e Paolo sono il cardine e la base di tutta la cristianità. «La preghiera – ha detto Bergoglio – è l’acqua indispensabile che nutre la speranza e fa crescere la fiducia. La preghiera ci fa sentire amati e ci permette di amare. Ci fa andare avanti nei momenti bui, perché accende la luce di Dio».

Non manca la consueta “tirata d’orecchi” per quel vivere la fede in maniera anonima e quasi indifferente, consueta nella catechesi bergogliana: «A poco serve conoscere gli articoli di fede se non si confessa Gesù Signore della propria vita. Oggi Egli ci guarda negli occhi e chiede: “Chi sono io per te?”. Come a dire: “Sono ancora io il Signore della tua vita, la direzione del tuo cuore, la ragione della tua speranza, la tua fiducia incrollabile?”. Con San Pietro, anche noi rinnoviamo oggi la nostra scelta di vita come discepoli e apostoli; passiamo nuovamente dalla prima alla seconda domanda di Gesù, per essere “suoi” non solo a parole, ma coi fatti e nella vita». (agg. di Niccolò Magnani)

La festa dI San Pietro e san Paolo viene celebrata solennemente in molte località d’Italia. In Puglia, e più precisamente a Grottaglie, si unisce il sacro e profano con la “Festa delle Trombe”, che riprende una tradizione cittadina del 1500 nella quale la “Tromba di San Pietro”, costruita in creta, veniva regalata alle persone care o barattata con prodotti agricoli. Alla vigilia della festa le trombe venivano suonato fino ad essere rotte per tenere a distanza malattie e debiti. Stando a quanto riportato da vaticano.com, attualmente i manufatti vengono esposti, poi segue una processione di santi e trombe che culmina con la rottura della tromba. AI Santi Pietro e Paolo sono patroni anche di Galatina, che li festeggia con il ballo della taranta, o pizzica. Lamezia Terme, invece, li festeggia con una processione e un rito di affidamento. Cattolici e ortodossi festeggiano Pietro a Paolo in Turchia recandosi presso la “Grotta di Pietro”, un’antica chiesa rupestre, luogo in cui Pietro fu Vescovo prima di arrivare a Roma e dove i primi battezzati si riunivano durante le persecuzioni.

Nella festa di domani per i Santi Pietro e Paolo, fondamenti e cardini della Chiesa Cattolica, il Vangelo nel Rito ordinario Romano prevede il celebre testo in cui l’apostolo Pietro viene messo “alla prova” da Gesù che gli chiede per tre volte se Simon Pietro lo ama davvero (tre volte come quel famoso brano durante la Passione di Cristo in cui Pietro tradisce il Signore sempre per lo stesso numero di volte). Nel Vangelo di Giovanni che la Chiesa mette a disposizione per la festa dei Santi Pietro e Paolo, si legge: ««Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?»».

Pietro in quel modo rimane addolorato per la continua richiesta del Signore che però non lo fa “a caso” ma per un motivo ben preciso: ««Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi»». (agg. di Niccolò Magnani)

Per la Festa dei Santi Pietro e Paolo, patroni di Roma e padri della Cristianità, Papa Francesco nella sua Udienza Generale ha accolto la delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli come vuole la tradizione nella solennità di celebrazione dei Santi Apostoli. Un incontro che è come un abbraccio di anime diverse, esattamente come fu 2000 anni fa tra i primi grandi santi della Chiesa: «hanno servito il Signore con stili differenti e in modo diverso e, pur nella loro diversità, entrambi hanno dato testimonianza dell’amore misericordioso di Dio Padre». Celebrare dunque insieme i due apostoli significa fare costante «memoria di unità nella diversità. Come voi ben sapete – spiega Papa Bergoglio davanti alla Delegazione in Piazza San Pietro – l’iconografia rappresenta i due apostoli stretti in un abbraccio, profezia dell’unica comunione ecclesiale nella quale le legittime differenze debbono convivere».

Un abbraccio cardine per la Chiesa e per le Chiese in Cristo, nonostante le differenze restino forti e importanti: «L’esperienza del primo millennio, nella quale i cristiani d’Oriente e d’Occidente partecipavano alla stessa mensa eucaristica, da un lato custodendo insieme le medesime verità di fede e dall’altro coltivando varie tradizioni teologiche, spirituali e canoniche compatibili con l’insegnamento degli Apostoli e dei Concili ecumenici, è punto di riferimento necessario e fonte di ispirazione per la ricerca del ristabilimento della piena comunione nelle attuali condizioni, comunione che non sia uniformità omologata», conclude Papa Francesco. (agg. di Niccolò Magnani)

Il 29 Giugno si festeggiano i santi Pietro e Paolo Apostoli, i due discepoli di Cristo che hanno diffuso per primi in tutto il mondo il Vangelo. San Pietro nasce a Betsaida nel I secolo avanti Cristo. Il suo nome d’origine era Simon e costui era un pescatore di Cafarnao. Egli viene Chiamato da Cristo e diventa uno dei suoi primi Apostoli. Rinnega il Messia nelle sue ultime ore terrene, ma dopo se ne pente. Dopo la morte del Figlio di Dio, inizia a predicare il Cristianesimo tra tutti i popoli. San Pietro battezza il primo pagano, che era un centurione di nome Cornelio. Dopo essere divenuto primo vescovo di Antiochia, costui si trasferisce a Roma e nel 34 dopo Cristo viene eletto Papa. L’Apostolo, durante le persecuzioni anticristiane di Nerone, viene arrestato e muore crocifisso a testa in giù nel 67 dopo Cristo. Dopo la sua morte, è stato nominato Santo dalla Chiesa. San Paolo invece nasce a Tarso il 5 dopo Cristo, con il nome di Saulo.

Costui gode della cittadinanza romana e non ha conosciuto direttamente Gesù. Si converte, mentre sta andando da Gerusalemme a Damasco, per portare avanti una repressione nei confronti dei cristiani. Durante questo viaggio, l’uomo, accecato da una luce potentissima, sente il Signore parlare e questo lo porta a diventare cristiano. San Paolo incomincia la sua opera di evangelizzazione, che lo porterà a morire decapitato nel 67 dopo Cristo a Roma. Anche costui è stato nominato Santo in seguito alla sua morte. 

I santi Pietro e Paolo Apostoli sono i patroni di Roma. Il 29 Giugno di ogni anno, nella Capitale, per la loro festa, il Papa celebra una Santa Messa in Vaticano, seguita dall’Angelus. In quest’occasione, la statua di san Pietro, che si trova nella Basilica, viene vestita da Pontefice. In questa giornata, un’altra messa viene celebrata nella Chiesa di San Paolo fuori le Mura. Successivamente, una reliquia di san Paolo, vale a dire una catena composta da 14 anelli in ferro, viene portata in processione. Nel corso della festa dei santi, a Roma c’è l’infiorata, durante la quale piazza Pio XII si riempie sempre di numerose opere floreali. Al termine dei festeggiamenti, si sparano i fuochi d’artificio nei pressi del Tevere. Per la festa patronale a Roma si organizzano diverse sagre, dove si possono mangiare la pasta cacio e pepe e la coda alla vaccinara.  

Roma è la Capitale d’Italia ed ha circa 3 milioni di abitanti. La città ospita un altro Stato, che è quello della Santa Sede. I territori del Vaticano e il centro storico sono patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. Tra i luoghi d’interesse religiosi più importanti del posto ci sono: la Chiesa di San Giovanni Laterano, che ha uno stile rinascimentale e barrocco, il Pantheon, in cui è sepolto anche re Umberto I di Savoia, e la Chiesa di San Pietro, con la cupola realizzata dal Bernini. La Capitale è famosa per i suoi palazzi, come quello del Quirinale, in cui risiede il Presidente della Repubblica e per le sue piazze, tra le quali spicca Piazza di Spagna con la sua bellissima scalinata. A Roma ci sono la Fontana di Trevi, con la statua di Oceano, e il Colosseo, che è il più grande del mondo e che si chiama Anfiteatro Flavio. 

Oltre ai santi Pietro e Paolo, il 29 Giugno si festeggiano: San Siro di Genova, Santa Emma di Gurk e San Cassio di Narni. I Beati del 29 Giugno sono: Salome di Niederaltaich e Raimondo Lullo.