Dopo l’Iran e la Siria, è la Russia ad intervenire duramente sul “caso” Trump e sulle insinuazioni contro altri attacchi chimici che Assad avrebbe in “canna” nei prossimi mesi. Secondo il Cremlino, «Consideriamo le insinuazioni a proposito dell’uso di armi di distruzioni di massa da parte di Damasco un invito a terroristi, estremisti e opposizione armata operanti in Siria a fabbricare un’altra provocazione massiccia con l’uso delle armi chimiche», afferma in una nota il ministero degli Esteri russo. Una provocazione di Trump che non è piaciuta e che manda alla memoria, secondo Mosca, ad altre “punizioni” passate inquietanti come Iraq, Libia e Iugoslavia.
La Russia e l’Iran, alleati di Assad, continuano ad escludere che l’attacco con armi chimiche dello scorso 4 aprile a Khan Sheikhun possa essere imputabile a Damasco: «voi giornalisti sapete che sono stati registrati diverse volte casi dell’uso di sostanze tossiche da parte dei miliziani, terroristi dell’Isis e di altri gruppi criminali. Probabilmente esiste un pericolo potenziale della ripetizione di tali provocazioni», spiega ancora Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino. (agg. di Niccolò Magnani)
Non sembra più tanto lontano lo spettro di una Terza Guerra Mondiale dopo l’avviso che gli Usa hanno lanciato a Bashar al-Assad. Se il presidente della Siria si renderà protagonista di un nuovo attacco chimico come quello dell’aprile scorso, l’America farà pagare a lui e al suo esercito un “prezzo pesante”. Non si tratta di indiscrezioni o di fonti anonime, il messaggio porta il sigillo della Casa Bianca, che attraverso un comunicato fa sapere che “gli Stati Uniti hanno identificato i possibili preparativi per un altro attacco con armi chimiche da parte del regime di Assad che probabilmente causerebbe una strage di civili, compresi bambini”. Preparativi che secondo le informazioni del presidente Trump sarebbero “del tutto simili a quelli “fatti dal regime prima del suo attacco del 4 aprile”.
Come riferisce l’Ansa, a respingere queste accuse è stato il ministro siriano per la riconciliazione Ali Haidar, che all’Associated Press ha dichiarato che le parole giunte da Washington lasciano presupporre l’intenzione da parte americana di dare vita ad una nuova campagna diplomatica contro la Siria in seno all’Onu.
Non può essere un caso che dopo l’avvertimento proveniente da Washington, che ha minacciato Assad di andare incontro a gravi ripercussioni in caso di nuovo attacco chimico, il presidente siriano si sia recato per la prima volta dall’inizio della guerra civile in visita alla base aerea russa di Hmeymim, nell’ovest del Paese. Assad, come riferisce l’agenzia Sana, si è lasciato immortalare all’interno dell’abitacolo del caccia russo Su-35 e ha preso visione degli armamenti presenti nella base aerea accompagnato dal comandante dello Stato Maggiore delle forze armate russe, il generale Valery Gerasimov.
La base è stata il cuore della potenza militare di Mosca a supporto di Assad a partire dal 2015, quando le forze aree russe hanno iniziato a bombardare gli insorti che stavano minacciando la sua leadership. Ad ulteriore conferma che il legame tra Assad e la Russia è più saldo che mai bisogna poi registrare le dichiarazioni del portavoce di Vladimir Putin, Dmitri Peskov che, come riporta l’Ansa, ha detto: “Certamente noi riteniamo inammissibili tali minacce al governo legittimo siriano” e “riteniamo assolutamente inammissibile e inaccettabile l’uso di sostanze tossiche”.