La notizia ora è certa e ufficiale: domani i medici inglesi staccheranno la spina dei macchinari che tengono in vita Charlie Gard e in questo modo sarà firmata la sua condanna a morte, nonostante gli appelli e la mobilitazione di un mondo intero che appoggia la richiesta di Chris Gard e della moglie Connie Yates di avere semplicemente la certezza che quella di Charlie è vita, nonostante la decisione di giudici e medici. Poche ore fa l’annuncio dei genitori, “venerdì (domani, ndr) verranno staccati i macchinari che tengono in vita il piccolo Charlie. Noi e lui siamo stati terribilmente abbandonati lungo tutto il processo», affermano con amarezza la giovane coppia inglese. Nel messaggio però ringraziano anche i comuni cittadini che hanno offerto sostegno anche economico tramite una colletta alla loro causa. «Vogliamo trascorrere in pace le ultime ore del nostro piccolo, ci lascerà sapendo di essere stato amato da migliaia di persone», affermando ancora i genitori Gard.



Charlie Gard, la soluzione del caso incredibile è tutto nella “Evangelium Vitae” di Papa San Giovanni Paolo II: ne siamo convinti in tanti e da ultimo anche Monsignor Vincenzo Paglia, presidente dell’Accademia per la Vita. «Tutto ciò che è contro la vita stessa, come ogni specie di omicidio, il genocidio, l’aborto, l’eutanasia e lo stesso suicidio volontario; tutto ciò che viola l’integrità della persona umana,è […] tutte queste cose, e altre simili, sono certamente vergognose e, mentre guastano la civiltà umana, inquinano coloro che così si comportano ancor più che non quelli che le subiscono; e ledono grandemente l’onore del Creatore», scriveva Papa Giovanni Paolo II nell’introdurre l’importante Enciclica sul valore della vita. In un altro passaggio poi il Pontefice scriveva, «con le nuove prospettive aperte dal progresso scientifico e tecnologico nascono nuove forme di attentati alla dignità dell’essere umano, mentre si delinea e consolida una nuova situazione culturale, che dà ai delitti contro la vita un aspetto inedito e — se possibile — ancora più iniquo suscitando ulteriori gravi preoccupazioni: larghi strati dell’opinione pubblica giustificano alcuni delitti contro la vita in nome dei diritti della libertà individuale».



Monsignor Vincenzo Paglia commentando i fatti del caso Charlie Gard, riprende questi concetti: «non si può mai porre in essere alcun gesto che metta fine intenzionalmente a un’esistenza umana compresa la sospensione della nutrizione e dell’idratazione». Non solo, secondo il presidente dell’Accademia della Vita in Vaticano, «va rispettata e ascoltata anzitutto la volontà dei genitori e, al contempo, è necessario aiutare anche loro a riconoscere la peculiarità gravosa della loro condizione, tale per cui non possono essere lasciati soli nel prendere decisioni così dolorose».

Non si placa la polemica sul caso del povero Charlie Gard: dopo la sentenza della CEDU a pieno sostengo dei giudici UK sullo spegnere i macchinari per dare “una morte dignitosa” a quel piccolo bimbo, ora si attende la decisione effettiva che potrebbe anche avvenire a breve, ponendo davvero fine alla vita di questo bambino che solo negli ultimi giorni ha ricevuto l’attenzione mondiale. Solo dopo la “condanna” della Corte i media si sono attivati: chi invece si è sempre esposto sulla vicenda di Charlie come di Eluana e di antri altri casi-limite in questi ultimi anni è il professore e direttore del Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Adriano Pessina. Raggiunto dall’AgenSir, l’esperto ha gettato subito il seme della “discordia”. «La vita del piccolo Charlie, in Inghilterra, non è sospesa all’uso delle macchine che lo aiutano a vivere ma all’uso delle sentenze e delle parole con cui si cerca di stabilire che cosa sia meglio fare per lui».

La nota di Pessina spiega come la sentenza della Corte dei Diritti dell’Uomo non è per nulla così semplice da “leggere”: «A prima vista sembra che al centro della decisione ci sia il convincimento che in questo momento sia stata superata la soglia della cura proporzionata e adeguata alla condizione patologica del bambino e si sia aperta una fase che solitamente viene definita di ‘accanimento clinico’”, ma può una Corte esprimere una simile valutazione attraverso la lettura di motivazioni e di controdeduzioni?». Per il professore impedire ai genitori di poter ricorrere ad una prassi sperimentale in Usa come i Gard chiedevano ai giudici inglesi, lascia davvero attoniti e perplessi in un’epoca in cui «la migliore medicina sembra essere sempre aperta alla sperimentazione e alla speranza della cura». Ed ecco l’affondo finale di Pessina, supportato anche da altri accademici illustri: «Charlie non è un caso giuridico su cui sperimentare nuove interpretazioni delle carte dei diritti e la tenuta delle competenze scientifiche: è un bambino che prima di tutto deve essere custodito nella sua fragilità e in ogni caso, fosse davvero bene sospendere i trattamenti, ha diritto a un accompagnamento alla morte che coinvolga anche i suoi genitori».

Charlie Gard deve morire: lo andiamo scrivendo da due giorni e lo scriviamo anche nei nostri editoriali in prima pagina. Il piccolo bimbo che evidentemente non suscita così tanto “clamore” o così tanti “appelli” giusti nel mondo dei social, così “liberal” e sempre attento alle campagne di sensibilizzazione “giuste”, non potrà stare in vita ancora a lungo. La Corte di Strasburgo ha deciso, ma l’Europa oggi non ci fa vivere un bel giorno: come ha riportato stamani il presidente del Movimento per la Vita italiano, Gian Luigi Gigli, «La Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha espropriato il papà e la mamma di Charlie della loro potestà, approvando la decisione con cui i tribunali britannici hanno negato ai genitori il diritto di curare il proprio figlio come essi desiderano. Anche se dal punto di vista clinico non vi fosse alcuna speranza, non si tratta certo di una violenza portata sul corpo del piccolo Charlie, ma di uno smisurato amore».

I genitori hanno combattuto l’eutanasia fino alla fine, ma ora sembra non esserci molta speranza per quel loro “frugoletto” attaccato alle macchine; «La società dei diritti individuali, invocati e pretesi quando si tratta di scegliere la morte, arriva a negarli quando si sceglie di lottare contro la morte, fors’anche inevitabile», aggiunge ancora Gigli. Con lui condividiamo in particolare questo passaggio del suo lungo comunicato sulla vicenda Charlie Gard, inserito alla fine: «la corte europea nel rendere inevitabile la morte di un bambino innocente, ha tolto ogni speranza a chi gli vuole bene».