Nella rubrica “La 27esima ora” su Corriere.it, è stata illustrata la storia di una donna molto particolare. Marta ha 53 anni e da 10 anni ama un uomo sposato, con un figlio e che non ha alcuna intenzione di lasciare la moglie. La particolarità è che Marta ha preso piena consapevolezza di questo suo ruolo da amante che non cambierà mai: lei stessa viene dal fallimento del suo matrimonio che si è concluso con quella che lei definisce una “felicissima separazione”, visto il punto al quale erano arrivate liti e incomprensioni. E Marta rivendica il ruolo ormai assunto dopo anni di convivenza “nascosta” con l’uomo che comunque dice di amare. E’ grazie a lei infatti, stando a quanto racconta, che il suo amante riesce ancora a sostenere la vita familiare e a scaricare tensioni, trovando una persona comprensiva, che lo conosce da una vita e che sa come prenderlo anche nei momenti più difficili.



Questo perché la storia di Marta con l’uomo di cui è l’amante ormai da dieci anni è in realtà iniziata quando i due erano adolescenti. Da ragazzi provavano una forte attrazione fra loro, ma alla fine non sono riusciti ad esprimere i loro sentimenti, a detta di Marta forse spaventati anche dalla loro intensità. Poi si sono ritrovati con le proprie famiglie già formate, grazie all’amicizia che si è creata tra il figlio di Marta e il figlio di lui. Finito il matrimonio della donna, anche quello dell’uomo ha iniziato a scricchiolare sempre di più, finché i due si sono ritrovati in un albergo, dando fisicamente sfogo a sentimenti inespressi. E dopo 10 ulteriori anni dopo quel primo incontro, la situazione non è cambiata, con Marta che si è sentita candidamente dire dall’uomo che ora considera il suo compagno di non aver alcuna intenzione di lasciare una moglie, che non ama più e con la quale da anni non ci sono più rapporti fisici.



Marta vive dunque nella consapevolezza di dover restare nell’ombra, forse per sempre, per l’uomo che contribuisce ogni giorno a mantenere in equilibrio, gestendone insicurezze, parlando di tutto ma diventando di nuovo improvvisamente un’estranea una volta che si chiude la porta dell’albergo o del luogo in cui possono consumare insieme intensi, ma fugaci, rapporti. Marta afferma di sapere che è merito suo se la “famiglia da Mulino Bianco” del suo amante si tiene in piedi, ma si è ormai rassegnata a non voler rivendicare la sua presenza o la sua importanza, arrivando spesso anche a lottare contro se stessa per provare a mettere fine a questa situazione. Tutte le volte in cui Marta si è allontanata dal ruolo di amante che si è costruita in dieci anni, ha finito però col ritornare, attratta da quella stessa forza invisibile che aveva fatto incontrare i due quando erano poco più che ragazzini. Insomma, stando a quanto racconta Marta, questo equilibrio dell’apparenza che si è creato nelle esistenze di questo suo amante, la sua famiglia, e di Marta stessa è qualcosa di impossibile da rompere.

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