È trascorso un anno dalla morte misteriosa di Maria Ungureanu, la bimba di undici anni trovata senza vita nelle acque della piscina di un resort, a San Salvatore Telesino. Era il 19 giugno scorso, quando la piccola fece perdere le sue tracce, durante una festa in paese, salvo poi essere rinvenuta morta dopo qualche ora di sfrenate ricerche. Ad oggi, i presunti responsabili di quello che per l’accusa e per la difesa della famiglia Ungureanu appare come un vero e proprio delitto, però, non sono ancora stati consegnati alla giustizia. Nei giorni scorsi, infatti, il Tribunale del Riesame ha respinto la richiesta di arresto di uno dei due accusati dell’omicidio di Maria, l’amico di famiglia Daniel Ciocan, indagato a piede libero insieme alla sorella Cristina. Le indagini, tuttavia, restano ancora aperte e i giudici, come ha precisato l’avvocato Fabrizio Gallo, difensore della famiglia della bambina di origini rumene, si sono solo pronunciati sulle eventuali esigenze cautelari. “L’inchiesta è stata fatta bene e gli elementi per arrivare alla verità ci sono tutti”, ha ribadito il legale sulle pagine del settimanale Giallo.
La decisione del giudice di respingere per ben due volte la richiesta di arresto avanzata dalla procura di Benevento a carico di Daniel Ciocan, accusato di omicidio volontario e violenza sessuale, ha destato molto scalpore. Gli inquirenti erano certi di poter dimostrare la sua colpevolezza, tale da richiedere la permanenza in carcere, e per questo si sono rivolti al Tribunale del Riesame ma anche in questo caso non sarebbero state evidenziate esigenze cautelari per arrestare Ciocan. A tal proposito, come rivela il settimanale specializzato in cronaca nera, i giudici hanno commentato le violenze subite da Maria Ungureanu ritenendo impossibile che la madre non se ne sia mai accorta prima. In merito alla morte, invece, hanno parlato di un incidente evidenziando come solo un “folle avrebbe potuto portare la bambina in quel luogo e ucciderla alla presenza di altre persone”. Per questo il giudice del Riesame ha invitato gli investigatori a fare maggiore luce sul ruolo dei genitori di Maria Ungureanu.
Intanto, in merito ai due indagati per il delitto di Maria Ungureanu, ovvero i fratelli Daniel e Cristina Ciocan, in attesa dell’ormai imminente chiusura delle indagini, gli inquirenti hanno dimostrato come la sera della morte della bambina l’auto del 21enne rumeno si trovasse all’interno del complesso turistico nel quale è stato rinvenuto il cadavere. Dalle perizie, inoltre, si è dimostrato come in quel momento i due fratelli fossero insieme. Secondo gli investigatori, l’autore delle violenze a scapito di Maria è proprio Daniel, ma ciò che non tornerebbe sarebbe un nuovo particolare reso noto dal settimanale Giallo: in tre differenti interrogatori, la mamma di Maria Ungureanu, Andrea, ha sempre dichiarato che sua figlia era con lei il giorno del delitto. Eppure ciò non sarebbe reale, come testimoniato invece da una testimone, che ha confermato come intorno alle 16.00 la piccola andò a bussare alla sua porta, in cerca della nipote. È la medesima ora secondo cui Maria sarebbe stata violata, come rivelò l’autopsia. Altri testimoni asserirono di aver incontrato la bambina nel pomeriggio, intenta a cercare Daniel. “Se avesse letto la testimonianza di quella signora, non allegata alla richiesta di arresto, il Tribunale del Riesame avrebbe preso una decisione diversa”, ha dichiarato l’avvocato della famiglia Ungureanu. Lo stesso legale concorda con la mancata vigilanza dei genitori della piccola ma la famiglia Ungureanu non avrebbe alcuna responsabilità sulla terribile morte della figlia.