San Carlo Lwanga è uno dei martiri cristiani dell’Uganda. Egli nacque a Bulimu nel 1865. All’età di vent’anni, divenne capo dei paggi alla corte del re di Buganda Mwanga II, dopo che il suo predecessore Joseph Musaka perì sotto martirio. Il re era un uomo di poca fede. Nonostante, infatti, avesse frequentato le scuole dei missionari cattolici, non era riuscito ad imparare né a leggere né a scrivere. Egli era di carattere violento ed indomito e pare non godesse di buona salute mentale. Venendo a contatto con i mercanti del nord, aveva cominciato a seguire pratiche omosessuali e a usare droghe. Il periodo era tra i più difficili per la professione della fede. I Padri Bianchi, sotto la guida del Cardinale Charles Lavigerie, avevano cominciato ad evangelizzare la regione alle sorgenti del Nilo. Sembrava, in effetti, che già la religione fosse abbastanza diffusa tra le tribù.



Ma quando i missionari arrivarono si accorsero che ancora venivano praticate stregonerie e culti al Dio Katonda, come facevano le antiche popolazioni. Tra il 1886 e il 1887 furono condotte aspre repressioni anticristiane che portarono alla morte di molti fedeli.

In particolare, san Carlo Lwanga, al secolo Karol Lwanga, apparteneva al clan Ngabi e venne convertito al Cristianesimo proprio in quegli anni. Durante tutta la sua attività alla corte cercò di difendere i giovani paggi, di età compresa tra i 14 e i 30 anni, dalle mire omosessuali del re che provava verso di essi grande attrazione. Per questa sua presa di posizione di condanna verso le turpi richieste del sovrano, venne condannato a morte. San Carlo Lwanga insieme ad altri 12 giovani paggi cristiani furono portati sul colle Namucongo e giustiziati. Durante l’esecuzione non si levarono grida di sofferenza, ma solo preghiere. 



Il 6 giugno 1920, san Carlo Lwanga venne dichiarato beato da papa Benedetto XV. Nel 1934, Pio XI lo dichiarò leader della gioventù africana. Per l’epoca, in cui non si aveva grande apertura per razze, lingua e cultura, fu un episodio che suscitò grande scalpore. La cerimonia di canonizzazione, invece, si tenne ad opera del papa Paolo VI. Quest’ultimo, cinque anni più tardi, precisamente nel 1969 si recò in Africa per inaugurare il santuario eretto sul luogo del martirio dei giovani cristiani ugandesi. Secondo il culto della Chiesa Cattolica, san Carlo è il santo del 3 giugno. Il suo nome, secondo la lingua locale, significa “Uomo Libero”. In effetti, mori da uomo libero che non ebbe paura di professare la sua fede e credere nei suoi ideali. Egli è il santo protettore dell’Uganda e il suo sangue servì a far crescere un numero infinito di nuovi cristiani nel paese. Nell’iconografia ecclesiastica è raffigurato con la palma in mano a ricordare il martirio cui venne sottoposto. In questo giorno, a Kampala si venera il santo con una grande festa in cui le popolazioni locali lo ricordano con canti ed inni sacri. Un evento di grande suggestione e carattere folkloristico allo stesso tempo.  



Il giorno 3 giugno, insieme a san Carlo Lwanga, si ricordano altri santi. Per citarne alcuni: Santa Clotilde regina dei Franchi, San Cono venerato a Diano, San Cecilio di Cartagine, San Genesio di Clermont vescovo, San Giovanni Grande.