Sono stati minuti di puro panico quelli vissuti a Piazza San Carlo sabato sera, durante la finale di Champions League che ha visto la Juventus sconfitta a Cardiff dal Real Madrid. Migliaia di persone si erano radunate in quella che è la Piazza in cui storicamente il tifo juventino si raduna nei grandi appuntamenti, con l’allestimento di un maxischermo per seguire il match. Improvvisamente, è arrivata un onda dalla folla, un gruppo di persone in fuga che nella calca hanno travolto chi gli si trovava davanti. Un signore anziano, a sua detta presente a Bruxelles nella finale del 1985, ha affermato di aver rivissuto il terrore dell’Heysel. Le persone hanno iniziato a cadere e a restare ferite, anche a causa dei cocci di bottiglia di cui era disseminata la Piazza, nonostante un’ordinanza che ne vietasse l’ingresso. Il caos si è scatenato poco dopo il terzo gol realizzato dal Real Madrid, che ha di fatto chiuso la contesa contro Buffon e compagni.
Le forze dell’ordine stanno indagando per comprendere cosa abbia provocato la reazione incontrollata della folla. Al momento l’ipotesi più accreditata, dopo i controlli della polizia grazie anche alle telecamere di sicurezza, è quella dell’esplosione di un petardo nella vicina via Roma: un rumore forte, sordo, che ha riportato alla mente della folla i terribili attentati avvenuti in questi giorni in Europa, in particolare in Gran Bretagna. All’esplosione, qualcuno avrebbe gridato la parola bomba e questa sarebbe stata la scintilla che ha fatto divampare il fuoco del panico. Un’ipotesi alternativa ancora in piedi è quella relativa al crollo di una ringhiera del sottopassaggio del parcheggio sotterraneo di Piazza San Carlo. Il clamore per la caduta delle persone appoggiate alla balaustra nel sottopasso avrebbe causato la fuga generale. Il crollo della ringhiera potrebbe però essere un effetto e non una causa del panico, dovuto alla fuga causata dalla prima ipotesi, quella dello scoppio del petardo.
Inizialmente non ci si è resi conto dei danni che la fuga a Piazza San Carlo aveva provocato. Il bilancio dei feriti, con i dati comunicati dai vari ospedali della città di Torino, ha iniziato a crescere esponenzialmente: da 200 a 400 feriti si è passati a 1000 poco dopo l’una di notte e, nella mattinata di domenica, si è arrivati a 1400 feriti, fortunatamente quasi tutti codici verdi anche se in molti hanno lamentato brutti tagli a causa delle bottiglie e dei vetri rotti abbandonati in terra, sui quali le persone sono cadute durante la fuga. Più gravi le condizioni delle persone calpestate, in particolare di otto persone ricoverate in codice rosso. Preoccupano le condizioni di una ragazza ricoverata per trauma toracico, ma il più grave è un bambino di origini cinesi di soli sette anni e mezzo, calpestato dalla folla durante la fuga e che lamenterebbe un grave trauma toracico e un trauma cranico. Si attendono bollettini dettagliati da parte dei principali ospedali torinesi per avere un quadro più chiaro delle condizioni dei feriti.
Inoltre, nella grande fuga da Piazza San Carlo le persone hanno perduto una grande quantità di effetti personali. Calpestandosi in molti hanno lasciato le scarpe sull’asfalto, ma anche scarpe, borse, telefoni cellulari ed oggetti più o meno di valore, compresi i portafogli. Disperso il momento di maggior panico, le persone sono tornate in piazza per cercare di recuperare le loro cose, in particolare i telefoni cellulari necessari per rintracciare le persone che si erano perdute, o in generale anche per telefonare a casa ed avvertire di stare bene, viste le notizie che arrivavano da Piazza San Carlo. Tra di loro però si sono mescolati anche degli sciacalli, sorpresi dai Carabinieri a frugare tra gli oggetti personali abbandonati in piazza, soprattutto a caccia di portafogli e cellulari. Le forze dell’ordine sono immediatamente intervenute ed hanno arrestato due persone, colte sul fatto nello sciacallaggio. La piazza resta comunque disseminata di oggetti non recuperati, raccolti in angoli specifici dalle forze dell’ordine per attendere chi venisse a recuperarli legittimamente.