Durante l’incontro del Papa con i fedeli al Giubileo d’Oro del Rinnovamento Carismatico Cattolico, avvenuto al Circo Massimo ieri in occasione della Veglia di Pentecoste, il Pontefice si è espresso in merito alla situazione internazionale che vede diversi popoli in ginocchio a causa del terrorismo. “Ci unisce la testimonianza dei martiri” ha sottolineato nel suo discorso, facendo notare ai presenti come sia avvenuta una sorta di evoluzione del martirio, che oggi non vede più il nemico nel singolo cristiano, ma verso tutte le persone. “Quelli che uccidono i cristiani”, riporta l’Ansa, “prima di ucciderli non domandano loro tu sei ortodosso? tu sei evangelico? o luterano?'”. Eppure esiste anche quello che Bergoglio ha sottolineato, salutando i fedeli del Rinnovamento Carismatico, «quella corrente di grazia» che ieri ha unito i fedeli proprio in uno dei luoghi in cui sono stati martirizzati centinaia e migliaia di cristiani, “per il divertimento di chi stava a guardare”.
Come già più volte evidenziato in passato, il Pontefice ha ricordato che il proposito dei presenti accorsi al Circo Massimo rappresenta la volontà di creare unità, di stringere dei legami di “amicizia fraterna”, in grado di superare i confini materiali che esistono fra i popoli ed allo stesso tempo fra ogni persona. “Oggi ci sono più martiri di ieri” ha notato con dolore, ricordando quanti in questi ultimi anni e mesi sono caduti di fronte a chi vuole distruggere non solo i cristiani e cattolici, ma tutti gli esseri umani in generale. Una distruzione che comunque può essere contrastata proprio con il suo opposto, con la creazione di ponti e l’eliminazione delle differenze.
“Oggi siamo qui come in un Cenacolo a cielo aperto, perché non abbiamo paura”. Questo l’inizio del discorso del Papa di ieri, durante la Veglia della Pentecoste che si è svolta al Circo Massimo. Il Pontefice ha pronunciato inizialmente due versetti della Bibbia in cui si racconta la venuta dello Spirito Santo, apparsa come un fragore dal cielo che rese possibile ai presenti di parlare in altre lingue. Un simbolo di come lo Spirito Santo permetta di abbattere ogni barriera, persino quella linguistica che crea spesso una distanza significativa fra le persone. L’unità può quindi diventare la missione di ogni fedele, in virtù della creazione di una “diversità riconciliata”, un termine che Bergoglio ha ammesso di aver appreso da un membro della Chiesa luterana. “Non è tanto facile dimostrare a questo mondo di oggi che la pace è possibile”, ha osservato Francesco, in chiaro riferimento con quanto avvenuto a Manchester ed a tutti gli attentati messi in atto nel mondo.
Eppure è possibile, ha ricordato fiducioso il Pontefice, grazie alla testimonianza di tutti i fedeli che possono creare innanzitutto pace all’interno della stessa comunità. “Se noi accentuiamo le differenze, siamo in guerra tra noi e non possiamo annunciare la pace” ha infatti sottolineato ancora, sicuro che la presenza di migliaia e migliaia di fedeli presenti al Circo Massimo, sia sintomo della volontà di ognuno di agire per un Bene più grande. Una missione possibile grazie allo Spirito Santo, che “trasforma uomini chiusi a causa della paura in coraggiosi testimoni di Gesù”.