A distanza di diversi anni dalla morte di Bin Laden, il leader di Al Qaeda ed ideatore dell’attentato dell’11 settembre alle Torri Gemelle, il figlio 25enne assume le redini del movimento terroristico per alimentare il clima di violenza. Hamza Bin Laden dimostra di essere il degno rampollo del padre Osama, attivando le cellule di Al Qaeda ad agire con astuzia e ad individuare i prossimi obbiettivi in modo da assicurare “un danno maggiore al nemico”.
Queste parole, dette dieci giorni prima dell’attentato a Manchester, sono state diffuse da Bin Laden grazie ad un audio inciso sia in inglese che in arabo. Nel mirino di Al Qaeda, sottolinea Agi, ci sarebbero specialmente cristiani ed ebrei. Un tentativo, forse, di risollevare le sorti di un movimento ribelle contrastato dall’insorgenza dei seguaci di Al Baghdadi. Non si esclude inoltre che l’azione di Hamza Bin Laden sia collegata allo scioglimento del gruppo più importante di Al Qaeda presente in NordAfrica, l’Ansar al Sharia, avvenuto pochissimi giorni fa.
Nonostante il messaggio del figlio di Bin Laden sia preoccupante, non tutti gli esperti di terrorismo sarebbero d’accordo nel credere che il 25enne possa diventare il nuovo leader di Al Qaeda. “Si serve dello slogan che lo associa direttamente al padre”, sottolinea Adrian Levy, studioso di terorismo, “ma la cosa pare limitarsi a questo”. Secondo le ultime notizie, infatti, il ruolo di leader del movimento terroristico sembra sia stato affidato in realtà a due figure, in lizza per il trono. Da una parte infatti, in Siria, è forte la supremazia di Abu Mohammad Al Golani, dall’altra in Iran continua ad essere centrale la figura di Saif al Adel. Il 55enne è parte delle prime fila dei jihadisti ed è rimasto in carcere per 15 anni, fino al 2016.