L’impressione è che il caso non finirà qui: oggi pomeriggio Selvaggia Lucarelli – la giornalista attivissima sui social per cercare di smascherare fake news, cyber bullismo e quant’altro – posta su Facebook un video dove verrebbero smontato più di mezzo servizio fatto dalle Iene sul “fenomeno” del Blue Whale Challenge. Nel video condiviso dalla giornalista de Il Fatto Quotidiano si vede il canale “Alici Come Prima” che prova a spiegare tutte le inesattezze del video mandato in onda da Le Iene con cui è stato reso noto, almeno in Italia, il fenomeno del suicidio “per gioco”. Video montati e finti, caricati non in Russia e con molti dubbi sulla veridicità delle stesse immagini: nel video di 7 minuti viene praticamente smontato tutto il lavoro de Le Iene, anche se non con prove certe e inoppugnabili ma con elementi che quantomeno pongono all’attenzione dubbi e possibili spiegazioni “alternative” a quanto andato in onda su Italia 1. La Lucarelli punta dritto dunque sulla possibilità di una fake-news, non tanto del fenomeno in sé, ma di queste immagini viste a Le Iene: «Non ho mai scritto di Blue Whale perché dopo lo shock iniziale per il servizio de Le iene, ho sentito puzza di bruciato. E se su un argomento del genere – i suicidi giovanili- non hai tutte le certezze, è meglio tacere. Perché il rischio emulazione è troppo alto per poter rischiare di commettere errori». IN conclusione al suo post, la giornalista aggiunge anche, «e allora partiamo da un fatto, per poi magari nei prossimi giorni affrontare il caso punto per punto. I video dei suicidi andati in onda nel sevizio de Le iene sono delle mezze bufale. Uno addirittura un fake. In questo video spiegano bene tutto. Guardatelo. Perché con queste cose non si scherza».



Noi lo abbiamo visto il video, restano ancora dubbi in effetti rispetto a quanto fatto vedere da Le Iene, ma resta soprattutto un punto che pensiamo essere ineludibile: a prescindere dal Blue Whale o da qualsiasi “crisi depressiva” che porta a quella morte orribile, il problema del suicidio è e resta un dramma, una emergenza che non può essere sottovalutata. Stare vicino ai propri figli e alle loro esigenze è certamente un modo non studi (e non banale) per provare a capire da dove nascano e come si possano affrontare certe drammatiche esperienze che i nostri giovani provano tutti i giorni (e non solo loro). (agg. di Niccolò Magnani)



I casi di Blue Whale, fortunatamente sventati, continuano a moltiplicarsi anche in Italia. L’ultimo, inquietante, si è verificato a scapito di una ragazzina 16enne di Catania, istigata da un coetaneo della provincia di Cosenza che l’avrebbe spinta a compiere gesti estremi. Ne dà oggi notizia TgCom24 ripercorrendo le tappe macabre del folle “gioco” del suicidio diffuso online e nelle cui trame sarebbe finita anche la sedicenne catanese. “Sei entrata nella Blue Whale, adesso non puoi ritirarti”, la spronava il coetaneo, forse il suo presunto “curatore”. Lo si apprende dalle indagini in corso e che conterrebbero le indicazioni choc impartite alla ragazzina siciliana: “L’ultima prova da superare è buttarti da un edificio alto”. L’autore di queste istruzioni finalizzate al suicidio sarebbe stato identificato e prontamente denunciato dalla polizia postale di Catania con l’accusa di istigazione al suicidio. Le indagini erano partite dopo che un’amica della vittima aveva denunciato la partecipazione della 16enne alla pratica della Blue Whale. La conferma sarebbe giunta dopo un’attenta analisi dello smartphone della giovane vittima, contenente la chat con il ragazzino calabrese che la istigava al suicidio. Dalle loro conversazioni è stato possibile confermare il suo ingresso nella folle Challenge e che avrebbe previsto, come passo successivo, quello di gettarsi da un edificio alto.



Dopo la sua identificazione, al 16enne calabrese la polizia postale ha notificato la denuncia nei suoi confronti e su disposizione della Procura ha effettuato la necessaria perquisizione ed il sequestro dei dispositivi elettronici per accertare se abbia effettuato altri “adescamenti” simili. Il ragazzino avrebbe poi ammesso di fatto di essere entrato anche lui nel giro della Blue Whale, dopo essere stato contattato su Instagram. La conferma di come il fenomeno sia diventato di interesse nazionale e di come anche la polizia di Catania abbia acceso i riflettori sulla sua pericolosità, arriva anche da un incontro in programma per questa mattina presso la sala conferenze della Questura di Catania dove, come rivela NewSicilia.it, saranno presentate le linee guida per la prevenzione del fenomeno elaborate proprio dalla Polizia di Stato, dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Catania e dall’Azienda Sanitaria Provinciale etnea.