Nella puntata di ieri di Report su Rai Tre è andata in scena un’inchiesta sullo “stato di salute” dell’energia nucleare. Come stanno i reattori che secondo i piani iniziali avrebbero dovuto produrre altissime quantità di energia con costi di gestione contenuti? Evidentemente male, in primis perché è ormai appurata che la loro manutenzione comporta spese elevate. E di conseguenza perché non tutte le società sono disposte a svenarsi per garantirne la sicurezza. Per quanto l’Italia abbia detto no al nucleare, però, non bisogna avere il paraocchi: siamo attorniati da reattori e un eventuale disastro sul modello di Fukushima ci riguarderebbe da vicino. Basta guardare alla situazione della centrale slovena di Krsko, costruita su una zona ad altissimo rischio sismico, e distante appena 130 km da Trieste. Nel caso in cui si disperdesse del materiale radioattivo in seguito ad una scossa, saremmo semplicemente in balia del vento, che in questo caso spira proprio verso l’Italia.
Certo è che neanche il nostro Paese è esente da colpe. Nel 2000 è nata Sogin Spa, una società pubblica finanziata con i soldi della bolletta della luce, che aveva il compito di smaltire i rifiuti nucleari dismessi dalle centrali di Emilia, Piemonte, Caserta e Latina.In tutto si trattava di trasferire 2000 tonnellate di sostanze pericolose entro il 2023 nel deposito nazionale per i rifiuti radioattivi. La situazione attuale? Ad oggi il deposito non è stato ancora costruito e Sogin ha spostato la data in avanti di 12 anni, al 2035. Come mai? Perché nessuna regione vuole ospitarlo. (agg. di Dario D’Angelo)
Continua l’attesa degli italiani per la costruzione del deposito di stoccaggio previsto per i rifiuti nucleari. Il nostro Paese ha ormai dato il via allo smantellamento da più di 30 anni, eppure i lavori riguardo alla messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi sembra essersi bloccato da tempo. Nei primi giorni del maggio scorso, inoltre, quattro impianti nucleari del Centro Italia hanno aperto le porte alla popolazione per mostrare l’avanzamento dei lavori di smantellamento dei siti di Latina, Caorso, Trino e Garigliano. Un’iniziativa avviata già due anni or sono, come sottolinea Dire.it, e che riguarda strettamente l’impegno della ditta Sogin. Questa sera, lunedì 5 giugno 2017, Report approfondirà lo scottante tema del nucleare in Italia, puntando lo sguardo soprattutto sul deposito di stoccaggio, ancora da costruire. Quale è il motivo di questo forte rallentamento?
Il programma condotto da Sigfrido Ranucci guarderà da vicino anche la situazione internazionale, con particolare focus sul crollo economico che ha interessato la società Westinghouse. Si tratta di una delle compagnie a cui è stata affidata la costruzione dei reattori: che fine hanno fatto le centrali della Wesinghouse? Nel suo servizio, Emanuela Bellano analizzerà le condizioni in cui versano i reattori, molti dei quali sono già giunti al termine del loro ciclo di vita. Un dato ancora più pericoloso se si considera che una delle centrali è stata costruita nelle immediate vicinanze con una faglia tellurica a medio alto rischio sismico. Chi si dovrebbe occupare della messa insicurezza e come si dovrebbe agire?