Negli ultimi giorni si è svolta una nuova importante udienza del processo sulla morte di Fortuna Loffredo, che avrebbe dovuto rivelarsi tecnica ma che ha invece contemplato un importante colpo di scena. A riservarlo è stato ancora una volta Raimondo Caputo, principale imputato, il quale ha avanzato alcune indiscrezioni clamorose in merito al clima ed all’ambiente nel quale si è consumato il delitto della bimba di sei anni. Successivamente, come rivela Il Mattino online, il presidente della Corte ha letto il dispositivo nel quale veniva rigettato un confronto tra Raimondo Caputo e Marianna Fabozzi, accusata proprio dall’ex compagno di aver ucciso Fortuna Loffredo. La richiesta era stata avanzata da alcuni avvocati di parte civile ma di fatto, con le sue dichiarazioni spontanee precedenti, la donna aveva fornito in passato un alibi a Titò. Rigettata anche un’altra richiesta importante, quella ascoltare in aula la prima figlia di Marianna Fabozzi, amica del cuore di Chicca ed abusata da Caputo. Ricordiamo che proprio la baby testimone ha rappresentato la prova regina dell’intero dibattimento in corso, le cui dichiarazioni sono state già cristallizzate in due udienze in sede di incidente probatorio avvenuto in forma protetta.
Prosegue non senza colpi di scena il processo sulla morte di Fortuna Loffredo, la bambina spinta giù dai piani alti del palazzone nel Parco Verde di Caivano nel quale viveva, nel giugno 2014. A tre anni dal terribile caso che continua a fare indignare, emergono nuovi particolari choc destinati a far discutere. A renderli noti, come riporta Il Mattino nella sua edizione online, è ancora una volta Raimondo Caputo, detto Titò, l’uomo in carcere e che per l’accusa rappresenta il “mostro” che avrebbe prima reiteratamente violentato e poi ucciso la bambina di appena sei anni. L’ultima udienza del processo che vede imputato Titò per l’omicidio e le violenze di Fortuna Loffredo detta Chicca, sarebbe dovuta essere una tappa tecnica del procedimento in corso e di breve durata, ma al termine Raimondo Caputo ha chiesto di poter rilasciare dichiarazioni spontanee. Quanto riferito dall’imputato, dunque, è avvenuto senza il contraddittorio e ha aperto un nuovo scenario in merito al delitto di Fortuna Loffredo, chiarendo bene il contesto nel quale si va ad inserire.
A sua detta, nello stesso isolato diventato poi la scena del terribile delitto della piccola, al primo piano esisteva “la stanza dei bambini”. Secondo Titò, tutti sapevano quello che accadeva e la dimostrazione sarebbe rappresentata dall’arresto di uno dei coinquilini condannato a 10 anni per aver violentato la figlia di appena 12 anni. “In quel maledetto posto, abitato da napoletani, mi hanno messo in mezzo, perché io non sono del loro ambiente. Io sono di Afragola”, si è difeso Caputo dopo le sue rivelazioni choc.
Con le sue parole, Titò Caputo ha evidenziato in quale contesto si è consumato il delitto di Fortuna Loffredo, vittima di abusi. Lo stesso in precedenza aveva ammesso di aver abusato della figlia di Marianna Fabozzi, anche lei imputata, ma di non aver mai ucciso la piccola di sei anni. Un anno prima del suo assassinio avvenuto in modo inquietante, era morto in circostanze molto simili Antonio Giglio, figlio di Marianna Fabozzi. Per questo fatto la procura di Napoli ha indagato la donna per omicidio volontario e Titò per concorso nel medesimo reato, mentre in riferimento al caso Loffredo, la Fabozzi risulta coimputata con Raimondo Caputo, suo ex compagno, per concorso in violenze sessuali sulle sue tre bambine. Secondo le precedenti dichiarazioni di Titò, ad uccidere anche Fortuna Loffredo sarebbe stata proprio la sua ex, per una sorta di “vendetta” nei confronti della madre di Chicca, tanto da averne descritto nei dettagli anche le modalità di uccisione.
Accuse pesanti e che si associano a quelle secondo cui la donna sapesse delle violenze da parte dello stesso imputato nei confronti della figlia, ma né lei né la madre avrebbero fatto nulla per impedirlo. Un clima di omertà che sembra aver riguardato una rete molto più ampia di pedofili che, secondo il racconto di Caputo, da anni operava indisturbata nel medesimo “palazzo degli orrori”, dove le violenze si sono affiancate ai delitti aventi sempre minori indifesi come vittime. Il processo sulla morte di Fortuna, ancora ricca di enigmi e ombre inquietanti, potrebbe riservare ancora nuovi colpi di scena. Certamente le dichiarazioni spontanee di Caputo hanno contribuito a confermare l’ambiente nel quale si è consumato il terribile fatto di cronaca, mentre il processo si avvia lentamente verso le sue battute finali.