Libertà di associazione, di espressione e… di bestemmiare. Svolta in Danimarca, dove è stata abrogata la legge antiblasfemia del 1866. L’oltraggio alla religione non è più punibile grazie all’intervento del Parlamento di Copenaghen. La decisione, però, non è stata unanime: l’iniziativa è stata del governo di centrodestra, mentre i socialdemocratici – all’opposizione – hanno votato contro. La motivazione, come riportato da Libero, risiede nell’avvertimento giunto dai servizi segreti ai deputati del Folketing, timorosi che questa decisione possa condurre «all’acuirsi della minaccia nei confronti della Danimarca e degli interessi danesi all’estero». Così invece un islamofobo che aveva dato fuoco al Corano vede ora cadere ogni accusa nei suoi confronti.



Sono ancora vivi i ricordi della guerra santa scatenata dai musulmani dopo la pubblicazone delle vignette satiriche su Maometto sul quotidiano Jyllandsposten nel 2005. Ma nei Paesi Bassi, in Islanda e in Norvegia, dove ci si è liberati del reato di blasfemia, non si sono registrate reazioni violente dopo l’abrogazione della legge. Infedeli erano considerati prima dai musulmani e lo sono ancora. L’intolleranza islamica anzi si può vincere proprio tollerando le bestemmie.



Nessun effetto a catena, dunque, dopo l’abrogazione di questa legge. La stessa Santa Sede ritiene che bisogna astenersi dalle restrizioni alla libertà di espressione per evitare abusi e persecuzioni delle minoranze etniche e religiose. «La bestemmia più grave consiste nell’uccidere nel nome di Dio», scrive Andrea Morigi sulle colonne di Libero.

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